Qualcuno
in passato raccontava una curiosa e simpatica storiella sulla falsariga di
quella narrata nel film “Totò-truffa” del 1962, nella quale il principe della
risata, appunto Totò, spalleggiato nella circostanza dall’altrettanto noto
comico napoletano Nino Taranto, riuscì a turlupinare un turista italo-americano
in cerca di business, fregandogli cinquecentomila lire intascate a titolo di
caparra sulla proposta truffaldina di vendergli la fontana di Trevi. Non
si è mai saputo il burlone che ha brillantemente manipolato la trama, sostituito
i personaggi e conferito al ‘clone’ della storica scenetta romana un finale
umoristicamente succulento: il tutto da offrire come ‘pietanza’ non solo e non
tanto a coloro che di quel film non hanno mai visto proiezione, quanto alle
persone ghiotte di simili ‘leccornie’. L’anonimo autore della rielaborata
burletta ha indicato come protagoniste due persone originarie di un paesino
della Pre-Sila catanzarese. Questo
il canovaccio della famosa truffa decurtisiana riveduta e fatta indossare a
paesani con limitate conoscenze e culture: Carmelo, un anziano emigrato in
Canada, dove ha lavorato sodo e ha fatto fortuna, rientra in Italia per
rivedere parenti e amici residenti in un paesino della pre-Sila catanzarese. Ha
deciso di inframmezzare la permanenza nel luogo natio con un giro turistico per
visitare alcune delle più rinomate città italiane, mai viste prima. E per
soddisfare il desiderio di un affezionato nipote, Tommaso, che non ha mai
lasciato paese e dintorni per lavorare nei campi col padre, decide di condurlo
con sé in gita e offrirgli uno spaccato di gioia e di luce nella sua vita di
routine…campagnola. Dopo Roma, l’itinerario prevede una tappa a Pisa per poi
raggiungere Venezia. Nella ridente cittadina toscana, in Piazza dei Miracoli,
Carmelo osserva della gente che munita di biglietto sale sulla torre pendente e spalanca gli occhi per lo stupore. In testa gli balena subito un'idea brillante legata al suo indubbio fiuto degli affari. Si volge verso
il nipote e in un orecchio gli confida:
“Caru Tom, me vulèsse ’mpurmàri
quantu custa sta bella turra, ’ppicchì sugnu sicùru ch’a i sordi ccùlli turisti
si fhànu ccùlla pala. Lassèra ’u Cannatà e m’ìndi vinèra du tuttu ccà!” (Mio caro Tommaso, mi vorrei informare
quanto costa questa bella torre, perché sono sicuro che i soldi con i turisti
si facciano con la pala. Lascerei il Canada e me ne verrei definitivamente
qui).
Tommaso,
osservando sbalordito e preoccupato quella struttura inclinata, sussurra in un
orecchio allo zio coprendosi lateralmente la bocca con la mano per non essere
sentito da persone vicine: “Zù Carmè,
’un te cumbèna ’mu t’accàtte. Chìssa, ’un passa tìampu assai ch’a cade!” (Zio Carmelo, non ti conviene comprarla.
Questa non passerà molto tempo che cadrà giù).
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