40 - L'OROLOGIO 'SMARRITO' QUA E CERCATO LA'



Farà sicuramente sorridere la curiosa e simpatica presa in giro ai danni di un anziano artigiano effettuata da un suo amico commerciante con la collaborazione di una “comparsa”, per usare un termine caro ai cineasti. La storiella risalirebbe l’uso del condizionale giustifica il pur minimo dubbio - agli anni dell’immediato dopoguerra e avrebbe avuto luogo nel periodo del “Giugno Nicastrese” con protagonisti due noti personaggi di quegli anni, dei quali prudenzialmente si citano i nomi e le sole iniziali dei cognomi. A raccontarcela è stato qualche tempo fa il pensionato Domenico C., appunto colui che nella vicenda sarebbe stato il testimone o meglio il terzo componente del…cast. Questo il canovaccio dell’aneddoto portato alla ribalta da Domenico, persona rispettabile e a parer mio credibile nonostante sia un tipo aperto, scherzoso e amante delle amenità. Peppino R. l’irrisore e Salvatore A. l’irriso esercitavano le rispettive attività a poca distanza l’uno dall’altro per cui i contatti erano piuttosto frequenti e anche cordiali. Il primo, un tipo dalla corporatura abbondante, epa un po’ pronunciata, simpatico ed estroverso, amava prendere in giro garbatamente amici e abituali clienti, toccandone i punti deboli, fisici o comportamentali.
Per citare un esempio: quando davanti al suo negozio passava una persona di sua conoscenza appartenente a quella categoria di superstiziosi etichettata dal grande Totò “non è vero, ma ci credo”, Peppino la informava mentendo: “Mi sembra che ti cercasse…” e gli faceva il nome di qualcuno noto come ‘iettatore’. Subito dopo rideva di gusto nel vedere l’altro teso in volto e lesto a trarre da tasca il presunto antidoto (corno rosso, gobbo, oggettini in ferro, ecc.) o a ricorrere ai classici…bottoni.
Il secondo, di qualche decina d’anni più grande, era un artigiano assai stimato per serietà e professionalità nel lavoro. Carattere diverso dall’altro: serio, rispettoso verso tutti, sostanzialmente schivo in fatto di burle e di prese in giro. Per via dell’età avanzata e di acciacchi a essa connessi, alternava talvolta momenti di amnesia a momenti di lucidità; un punto ‘debole’, questo, facile bersaglio degli scherzi e delle battute di spirito da parte di Peppino. Il commerciante nei frequenti incontri coglieva l’occasione per architettare le sue burle, fatte di parole e atteggiamenti apparentemente seri, sempre con garbo e senza andare mai sopra le righe. E mai che la ‘vittima’ ne avesse a male.
Un giorno il burlone ne architettò una davvero curiosa, simpatica, un po’ banale ma umoristicamente gradevole. Questa la trama. Si è ai primi di giugno e nelle principali vie cittadine fervono i preparativi per le festività di Sant’Antonio e dei Santi Pietro e Paolo. Affidato temporaneamente alla moglie il negozio, Peppino e Domenico, la “comparsa”, si recano su Corso Numistrano per ammirare le luminarie in allestimento e soprattutto il nuovo palco realizzato dal grande artista Giuseppe Conte, di cui si ricordano anche i dipinti sacri in Cattedrale e le tante opere eseguite per conto di enti pubblici e privati. A un certo punto Peppino, notato a distanza il sopraggiungere dell’artigiano, decide di far scattare una delle sue…trappole burlesche. Suggerisce a Domenico di chinarsi assieme a lui e fingere di cercare qualcosa per terra. Salvatore, raggiunti i due amici, saluta cordialmente e subito domanda:
“Cc’avìti pirdùtu? (Cosa avete perso?)”. E Peppino, assumendo atteggiamento di persona nervosa e irritata per quel che gli sarebbe successo, risponde prontamente: “Sugnu arrabbiàtu ch’a m’è cadùtu ’u riòggiu da sacca ch’a l’avìa di purtàri mu cònsanu ‘ndùvi Capùtu alla sagghjùta di F.lli Maruca (Sono arrabbiato perché mi è caduto dalla tasca l’orologio che dovevo portare ad aggiustare da Caputo sulla salita dei F.lli Maruca)”.
Risultate ovviamente infruttuose le ricerche, Salvatore chiede: “Pippì, ma si sicùru ch’a t’è cadùtu ccà, o t’ha scurdàtu alla casa? (Peppino, sei sicuro che ti è caduto qui o lo avrai dimenticato a casa?)”.
Il burlone chiarisce: “Alla casa, prima di niscìri, l’hàju misu ’nta sacca e a Piazza d’Armi m’hàjiu addunàtu ch’a ’un l’avìa cchiù (A casa, prima di uscire, lo aveva messo nella tasca, poi a Piazza d’Armi mi sono accorto di non averlo più)”.
Nel momento di lucidità Salvatore osserva giustamente: “Oh Pippì, allùra ppicchì ’u cìarchi ccà, supra ’stu corsu, e no là, a piazza d’Armi? (Oh Peppino, allora come mai lo cerchi qua e non lì?)”.
Pronta la simpatica ‘trovata’ del commerciante: “Ti l’hàjiu dittu ch’ha l’avìa d’aggiustàri, ch’a jìa deci minuti avanti!” (Te lo aveva detto che dovevo farlo aggiustare perché andava dieci minuti avanti!)
L’artigiano, in un momento di appannamento in testa e ritenendo motivato il luogo della ricerca, imitando gli altri due dà anche lui uno sguardo per terra in cerca dello ‘smarrito’ orologio. Dopo un po’, allargando le braccia ipotizza: “Pippì, ‘unnè ‘ppi casu ch’a ccù tutta ’sta genti chi c’è supra stu corsu, ancùnu l’ha truvàtu e s’ha pigghjàtu?”. (Peppino, per caso non sarà che con tutte queste persone sul corso, qualcuno l’avrà trovato e l’avrà preso?”).
Il negoziante solleva lo sguardo da terra, finge di condividere l’ipotesi dell’irriso e dice: “Sarvatù, fhòrsi ha raggiùni tu: si l’ha pigghjiàtu ancùnu fhìgghiu ’i bona mamma (Salvatore, forse hai ragione tu: lo avrà preso qualche figlio di buona donna)”.
E mentre Salvatore prosegue per la sua strada, il mattacchione Peppino strizza l’occhio a Domenico con sulle labbra un sorrisetto di vivo compiacimento.



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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari