39 - L'ORTOLANO, L'ASINO E LO STALLATICO



A un gruppo di amici seduti al bar per il solito caffè, una mattina Aurelio Notte che di storie e storielle nicastresi ne sa un sacco e una sporta, ha raccontato un episodio curioso e divertente con protagonista un giovane contadino, Felice V. (per ovvi motivi solo l’iniziale del cognome), invaghitosi di una signorina intravista qualche giorno prima al balcone di casa nel rione Croci. Il fatto secondo la fonte risalirebbe agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale quando Nicastro (ora Lamezia Terme) non aveva l’estensione edilizia attuale. Oggi palazzi, negozi e strade hanno soppiantato gli orti, gli agrumeti e i giardini di allora. Viale “1° maggio” e le abitazioni costruite su entrambi i lati, per parlare del luogo della storiella, sono sorti in epoca meno remota su un appezzamento di terreno coltivato a ortaggi da una famiglia di contadini. Costoro erano soliti concimare l’orto con il letame che uno dei figli, il citato Felice, andava spesso a ritirare in via San Giovanni, zona alle spalle di Corso Numistrano, da una stalla ricavata in un ampio magazzino e che ospitava quattro o cinque mucche al massimo. Il vaccaro, tale F. L., vendeva il latte ai clienti che ogni mattina di buonora facevano la fila davanti all’ingresso e aspettavano che lui terminasse di mungere le vacche e riempisse con un misurino metallico da mezzo litro i loro contenitori, secondo capacità e richiesta. Tale attività fu esercitata fino all’entrata in vigore di precise normative che prevedevano il trasferimento dal centro alla periferia di esercizi legati alla pastorizia, all’agricoltura e all’artigianato. Il lattaio si vide costretto a chiudere baracca e burattini ed emigrò in America, cogliendo l’occasione offertagli da alcuni parenti ivi residenti. Alla pulizia della stalla, fino a quando essa rimase operativa, collaborava il giovane Felice con il compito di raccogliere il letame e riempirne due capaci tinozze legate al basto dell’asino. Appena giunto nell’orto, scaricava temporaneamente il fertilizzante in un angolo e la mattina seguente assieme al papà lo spargeva sul terreno. Giovane prestante, estroverso, dotato di una bella voce e gran lavoratore, l’ortolano era conosciuto e stimato anche per la qualità e il prezzo degli ortaggi venduti quotidianamente sul posto. Nei riguardi del gentil sesso mostrava interesse, ma anche disagio e un po’ di vergogna specialmente nell’incontrare sue rappresentanti, proprio per via di quel lavoro con l’asino carico del maleodorante stallatico. L’amico Aurelio ricordava che il giovane contadino, quando transitava con il somaro davanti casa di Lisetta (nome di fantasia), una coetanea vista al balcone di un fabbricato di rione Croci e di cui si era invaghito, seguiva a distanza l’animale come se non fosse suo. Ripercorreva puntualmente il tragitto da piazza San Giovanni a viale “1° maggio”, passando per via Isonzo e rione Croci; l’animale avanti e lui dietro, a…debita distanza.
A metà percorso, dopo che l’asino aveva oltrepassato l’ingresso dell’abitazione di Lisetta e lui ancora no, Felice intonava una canzone allora in voga e da lui opportunamente modificata, nella speranza di vedere comparire la sua “bella”:
“Nel tepor della notte stellata, al balcon ti vorrei affacciata…”.
Colui che ci raccontò la curiosa storiella non ricordava se Cupido avesse colpito con le sue frecce anche il cuore di Lisetta, né se lei qualche sera avesse gradito la serenata e raccolto l’invito. Rammentava invece che quell’atmosfera romantica creata da Felice, veniva spesso “squarciata” brutalmente dal seguente richiamo urlato, per burla o per fastidio, da un ignoto abitante del rione attraverso una finestra socchiusa: “Lisetta, affacciati. C’è il tuo principe azzurro”.

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari