10 - Ricordi...biancoverdi - DI CELLO e CARLEI


Tempo addietro, alcuni tifosi parlando  con condivisibile delusione della Vigor Calcio e del fondo toccato di recente, hanno rispolverato il passato ed evidenziato i bei tempi in cui essa  era squadra di prim’ordine, capace di imporsi e fare bella figura su tutti i campi meridionali di categoria (unica trasferta fuori dagli abituali…confini la partita di Coppa Italia col Montevarchi, in Toscana) ottenendo prestigio, rispetto e risultati eccellenti, mi chiesero di indicare quali fossero i migliori calciatori locali che nel corso degli anni passati indossarono la gloriosa casacca. Anche oggi mi sento di sottolineare quel che dissi loro: primo gradino assegnato, a parer mio, a Giovanni Di Cello, autentico fiore all’occhiello della folta schiera di atleti che hanno indossato l’allora – oggi è un’altra storia - prestigiosa casacca biancoverde. Chi può dimenticare del “mitico” Giovanni le grandi doti tecniche, il timbro agonistico, il sostanzioso apporto dato al rendimento del collettivo? Era un atleta di grosso spessore per fantasia e consumata “maturità” calcistica nonostante la giovane età. A lui stavano per schiudersi le porte di stadi più importanti, di livello nazionale; prospettiva suffragata da interessamenti (furono avviate pure alcune trattative) da parte di società di A e di B. Purtroppo un beffardo destino lo costrinse ad appendere le classiche scarpe al chiodo. Giovanni Di Cello fu vittima di un malaugurato incidente in campo neutro a Catanzaro durante l’incontro di C2 con il Cosenza: in uno scontro di gioco con il cosentino Canetti lo sfortunato biancoverde rimediò la frattura di una gamba che gli venne giocoforza amputata, anche – si disse - per colpa di un certo ritardo nel trasferimento in ospedale. Tanti altri calciatori lametini, alcuni purtroppo passati a miglior vita, hanno lasciato traccia indelebile nella memoria del sottoscritto, cronista sportivo della Gazzetta del Sud per circa 4 decenni a far data dal lontano ’958, come pure in quella di tanti ex tifosi ormai avanti con gli anni. Tra essi cito in prima battuta Antonio Carlei, calciatore dotato di estro e acume tattico da essere un punto di riferimento importante dello schieramento. Smesso di giocare, nella stessa società biancoverde svolse il ruolo sia di allenatore che di direttore sportivo, con tanti successi inanellati dai suoi ragazzi al “Guido D’Ippolito” e in trasferta. Tra i vari aneddoti in casa vigorina qualcuno ricorda che una sera di domenica il pullman con la squadra, di ritorno da un incontro di campionato “fuori casa”, fece sosta in un’area di servizio e Carlei avrebbe suggerito all’allora presidente Francesco Lembo, siciliano da tempo trapiantato a Lamezia: “Don Cì, i jocatùri hànu fhàmi, vùanu sgranàri: n’assittàmu allu ristoranti?” (Don Ciccio, i giocatori hanno fame, vogliono mangiare: ci sediamo nella sala ristorante?). Il signor Lembo, un po’ per la fretta di rientrare e forse anche per risparmiare sulle spese di gestione, rispose: “’Nu mòrsu ’i pizza e nu bicchèri i birra e via p’a casa” (Un pezzo di pizza e una birra e via per casa). Replicò il mister: “Cùmu, ’nu pìazzu ’i pìzza e  ’na birra! Presidè, ’a squatra hàddi mangiare rigulàri. È di menzijùarnu ch’a i jocatùri sunu ’ncamati.” (Come, un pezzo di pizza e una birra! Presidente, la squadra ha bisogno di mangiare come si deve. È da mezzogiorno che i ragazzi sono a digiuno).  Merita particolare ricordo Giovanni Gatto, uno dei vari fratelli che hanno indossato la casacca biancoverde. Un mediano di qualità e di sostanza, abile nel saltare l’avversario diretto con un saltello a doppio passo che ne era una caratteristica molto apprezzata dai propri tifosi. Non meno importante e sostanzioso il contributo all’economia della squadra lo diedero Giovanni Grandinetti, Tonino Vitale, Franco Gatto, Bruno Miletta, Lillino Galeno, Mimmo Vitalone ed altri, tra cui Vito Sinopoli (per la verità nativo di un paesino della Pre-Sila catanzarese e lametino di adozione): tutti si sono ritagliati un meritato angolino nella memoria di concittadini, sportivi e non. È da aggiungere, comunque, che alla storia e al prestigio della Vigor Lamezia negli anni d’oro del calcio biancoverde contribuirono tantissimi e validissimi calciatori provenienti da altre città e da altre regioni.  Alcuni, tuttavia, la nostra piccola…passerella a beneficio loro e dei tanti Lametini che ne hanno memoria, indubbiamente la meritano. Non passerà certamente inosservato il difensore Sergio Marzocco che, tra l’altro, segnò con un micidiale rasoterra da lunga distanza il gol della vittoria sul Crotone, allora capolista del girone. Come pure bei gol mise a segno nel corso della sua militanza nella Vigor il centravanti Jotti, un attaccante di peso, da alcuni definito un “torello” per la sua forza e combattività. Sul campo della Paolana, in una gara dal sapore di derby per la rivalità intercorsa tra le squadre e le rispettive tifoserie, in campo a un certo punto scoppiò una sorta di rissa tra giocatori e Jotti, circondato da 5 o 6 avversari con toni e gesti aggressivi, a guisa di pugile si difese e sferrò anche dei pugni. Una rete rimasta bene impressa nella mente di molti sportivi fu quella siglata da Visentin con una semi-rovesciata a pochi passi dalla rete avversaria. Diversi biancoverdi dai piedi buoni sono stati Sernagiotto, Braggio, Ragnolini, Cartisano, Ciaramella, Amato, Greco, Rusalem, i fratelli Spadaro, Argirò, Sinopoli (considerato lametino acquisito), Grassi, Bellantoni, Andreoli, Graziani, il bravissimo portiere Oliva e, in tempi più remoti altro “numero 1” Pinati, Passeri, Mauro, Marangoni e i veneti Nordio e Barres. Una menzione particolare ritengo vada fatta per il centravanti Costa di tanti lustri addietro, un calciatore capace di realizzare belle reti ma anche di fallirne alcune in modo clamoroso. E per questo suo “double-face” gli autori di una “Festa della Matricola” lo citarono in una strofa della stornellata canzonatoria (il ritornello: “Vigor di qua, Vigor di là e il panierin si gonfierà”) dedicata alla compagine biancoverde incappata in una stagione no e con tanti gol al passivo, che più o meno diceva così: “Se vedi Costa, è un che ci sa fare…di gol tanti ne sa ben segnare…ma se la sera prima va a brindare…i tiri in porta non li sa più fare”.  Il percorso della Vigor nella sua secolare storia ha espresso, tra gli altri, atleti di indubbia classe, come quelli menzionati, frutto di acume e competenza dei tecnici e, in particolar modo, dei presidenti succedutisi nella gestione della società con tanta passione e con tantissimi sacrifici. Si sa che, per coloro che come me sono avanti con gli anni, la memoria sovente tradisce. Indubbiamente altri atleti sarebbero meritevoli di venire a questa piccola…ribalta dei ricordi, ma per colpa sua ne sono rimasti fuori. Forse meglio così, altrimenti per citarli tutti si dovrebbero riempire tantissime pagine.

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari