
Tanti anni fa uno studente, tale Primavera, all’epoca
domiciliato in un quartiere periferico dell’attuale Lamezia, dovendo sostenere
gli esami di maturità e non avendo alle spalle una solida preparazione - per
come riferisce l’attendibile “fonte” da cui è sgorgata la notizia - si
preoccupò di trovare la via giusta per ... arrivare ai membri della Commissione
e garantirsi un’adeguata quanto necessaria raccomandazione. L’attenzione in
tale direzione si focalizzò sul professore che la presiedeva, non solo e non
tanto per il ruolo rivestito quanto principalmente per le sue origini. Difatti,
il presidente è nato da queste parti e diversi anni addietro si trasferì in una
città del Nord, dove da pensionato vive con alcuni familiari. Nella richiesta
di nomina a commissario d’esami in quell’anno (secondo
le notizie ricevute l'episodio risalirebbe a due-tre lustri addietro) aveva
espressamente indicato come sede preferita Lamezia Terme, sia per l’ospitalità
assicuratagli durante l’intera sessione da consanguinei residenti in loco, sia
in previsione di una piacevole “rimpatriata” con ex compagni di scuola e amici
d’infanzia.
Il papà dello studente, avendo appreso che un professore di
scuola media del luogo (ovviamente, massimo riserbo sul nome) nei primi anni di
laurea aveva insegnato nello stesso istituto del presidente della Commissione e
che i rapporti di amicizia tra i due erano particolarmente stretti, pensò bene
di andare a fargli visita, sperando che la “missione” qualche buon frutto lo
avrebbe prodotto. D’altro canto, non conoscendo altre vie, il tentativo con il
compaesano andava comunque fatto per dare una mano al figlio atteso da una
prova difficile e impegnativa.
L’accoglienza in casa del professore, persona gioviale e
disponibile, fu cordiale e ben augurante per il signor Primavera. Il padrone di
casa, infatti, appreso il motivo della visita, assicurò di prendere a cuore la
delicata situazione e promise che si sarebbe presto attivato per contattare
l’amico presidente della commissione d'esame.
Cosa che fece puntualmente all’ora di pranzo. Alzata la
cornetta e salutato il collega con l’abituale cordialità, venne al nocciolo
della telefonata. “Carissimo, so che sarai di commissione qui a Lamezia
per gli esami di maturità. Ho da raccomandarti un ragazzo al quale tengo molto;
è un mezzo parente. Si chiama Primavera (il nome viene omesso per
ragioni di opportunità). Vedi di dargli una mano.” E,
rammentando che il collega un tantino distratto lo era, aggiunse: “Mi raccomando non te ne
dimenticare. Nel caso dovessi scordarti il cognome, ricordati la stagione dei
fiori, quella in cui arrivano le rondinelle, ecc.”. Dall’altro capo del
filo l’interlocutore ripeté più di una volta: “ Stai tranquillo, me ne ricorderò e
farò tutto il possibile per accontentarti. Sai bene che a te non posso dire di
no”.
- “Te ne sarò particolarmente grato”, fu la risposta da
questa parte della cornetta.
Iniziarono gli esami di maturità e gli studenti si
apprestarono ad affrontarli con giustificata apprensione: alcuni comunque
fiduciosi nelle proprie conoscenze scolastiche e altri (tra costoro il giovane
Primavera) nella … raccomandazione. Completata la sessione degli scritti, la
Commissione passò alle interrogazioni degli esaminandi sulle materie previste.
Il presidente, che durante quel famoso contatto telefonico non aveva preso
appunti, aveva dimenticato il nome dello studente e, non volendo venir meno
alla parola data, prestava occhi e orecchie alle generalità dei giovani che a
turno prendevano posto davanti a lui per gli esami orali. Sperava di trovare
qualche indizio che lo aiutasse a rammentare quel benedetto cognome.
Il caso volle che tra i primi studenti a essere interrogati
ci fosse un tale Rondinelli. Nel pronunziare tale cognome il presidente non
riuscì a nascondere un sorrisetto a fior di labbra, giacché quella parolina
gliene fece ricordare un’altra suggeritagli allora dall'amico come pro-memoria:
rondinelle. “Meno male – probabilmente si sarà detto - che me ne sono ricordato,
altrimenti che figuraccia avrei fatto con il collega!” E, per come
aveva garantito, giudicò superato l'esame del Rondinelli senza aver prestato
tanta attenzione alle di lui "dissertazioni" in riferimento agli
argomenti a piacere che per pura formalità gli aveva richiesto nel corso degli
orali. Al termine della sessione di esami, la sera prima che fossero esposti i
quadri, il presidente della Commissione, in procinto di far rientro al Nord, si
premurò di telefonare all’amico per salutarlo e per confermargli il buon esito
della “raccomandazione”.
Che cosa fece il professore lametino, dopo aver ringraziato
del favore ricevuto? Prese l’elenco telefonico e rilevato il numero del signor Primavera,
chiamò questi e, con modi e parole di soddisfazione e di compiacimento, lo
informò circa l'esito positivo degli esami sostenuti dal figlio. Qualcosa,
però, non era andata per il verso giusto. Il diavolo vi aveva messo lo …
zampino. Successe che il mattino seguente, nel vedere i quadri e leggere
l’esito della propria prova, lo studente “raccomandato”, vale a dire il giovane
Primavera, ebbe purtroppo a costatare la propria bocciatura. Visibilmente
deluso e amareggiato, riferì il tutto a suo padre il quale, giustamente
risentito per essere stato preso per i fondelli, si premurò di … ringraziare il
professore nel modo e nei termini che meritava.
“Com’è possibile?” commentò l'altro tra l'incredulo e lo sbigottito.
Comprensibilmente sorpreso e contrariato, aggiunse: “Ci sarà stato
sicuramente qualche errore nella stampa o nella lettura del foglio con i
risultati, altrimenti quale significato dare alla telefonata del collega che
ieri sera mi ha detto in anteprima che il ragazzo aveva superato gli esami di
maturità?”. Avuta conferma che i quadri parlavano chiaro, il
docente sentì il bisogno e il dovere di mandare a quel paese il collega che
rintracciò subito per telefono. L’altro, cadendo dalle nuvole per
l’inspiegabile notizia, domandò a mo’ di conferma: “Scusami, non mi avevi
raccomandato tale Rondinelli, sì o no?”. “Ma
quale Rondinelli e Rondinelli...!" replicò irritato il professore.
"Lo studente che ti avevo raccomandato non si chiamava così. Le
rondinelle erano gli animali, come certe persone di mia conoscenza, che
avrebbero dovuto farti ricordare la stagione del loro arrivo, cioè la
Primavera, quindi il nome del ragazzo e non il loro!” Demetrio
Russo
un aneddoto curioso, ben intrecciato e umoristicamente gradevole. Del resto anche gli altri in elenco non hannu nulla da invidiare al presente. Nicola Montepiccolo
RispondiElimina