33 - SCUOLA PRIVATA E "PIZZINI" CURIOSI




Alcune storielle locali, che hanno buone fondamenta di verità, nel momento in cui si sceglie di renderle pubbliche devono seguire il principio secondo il quale “si dice il peccato e non il peccatore”. Il riserbo sul nome e su altri particolari, che potrebbero far risalire ai protagonisti, è legittimato non soltanto dal rischio di toccare la suscettibilità loro o di loro familiari, quanto principalmente da quello di prendere lucciole per lanterne; il rischio, cioè, di attribuirne la paternità a persone che non hanno avuto nulla da spartire con essi. Per la verità la presente storiella in fatto di autenticità - considerata la testimonianza di un professionista serio e rispettabilissimo - non offre certo il destro a molte perplessità. Essa risale agli anni 50/60 e soltanto piccoli dettagli potrebbero non avere la piena rispondenza con i fatti realmente accaduti, appunto per il lungo tempo trascorso. La memoria, com'è noto, qualche volta fa … cilecca, o quasi.
Il succo della storiella resta comunque integro ed essa tornerà certamente gradita ai lettori che di aneddoti e curiosità simili sono particolarmente ghiotti. E non è da escludere che alcuni concittadini, ovviamente in età matura, la rammenteranno, magari con qualche dettaglio sbiadito o dimenticato del tutto. Si tratta di una vicenda maturata tanti anni addietro e che ha avuto per protagonisti due professori di francese, uno dei quali, Bernardo (nome di fantasia), dalla quasi maniaca autostima, non perdeva occasione per menar vanto della perfetta conoscenza di quell’idioma; l’altro, Federico (altro nome di comodo), un pacioccone, un tipo allegro e buono come il pane e, dal punto di vista professionale, ritenuto dal collega di livello inferiore al suo. Questi e altri succulenti “ingredienti” contiene l’episodio ascritto ai due insegnanti meritevoli, per l’appunto, d’inserimento nel novero dei “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”. Andiamo ai fatti. Uno dei figli del prof. Federico, che chiameremo Giacomino, a scuola non è un mostro di bravura e in francese, materia nella quale è stato rimandato a settembre, ha bisogno di un sostegno durante il periodo estivo. Il papà decide di mandarlo a scuola privata da un collega, anziché interessarsi direttamente del problema, ritenendo giustamente che tra padre e figlio le lezioni di recupero difficilmente avrebbero avuto egual profitto. E scrive un bigliettino all’altro insegnante, in termini confidenziali più per appartenenza alla categoria che per frequentazione:
Caro Bernardo, so che ti manderò per aria le meritate vacanze e la cosa non ti farà certamente piacere, ma non posso esimermi dal chiederti un grande favore: mio figlio ha necessità di lezioni private dovendo affrontare gli esami di riparazione. A chi affidare tale compito se non a te?”.
 Il giorno dopo, sempre a mezzo comunicazione scritta, il prof. Bernardo risponde al collega di non poter soddisfare la sua richiesta in quanto ha già programmato un periodo di riposo e di altre attività non scolastiche durante l'estate. Al ché il prof. Federico, senza indugiare un solo istante, butta poche righe su un bigliettino per perorare quanto richiesto col precedente, concludendo:
“….Scusami se insisto, ma gradirei che lo seguissi tu in quanto convintissimo di affidarlo in buone mani”.
In tempi strettissimi arriva la risposta, sempre per iscritto: “Caro Federico, sai bene quanto bisogno ho di riposarmi durante l’estate, per cui avrei ben volentieri fatto a meno di assumere qualsiasi impegno lavorativo. Considerate l’insistenza e la stima che mostri nei miei confronti, non posso dirti di no. Mandami il ragazzo domani pomeriggio alle 16,00”.
Il prof. Bernardo prende a cuore la situazione. Mette in piedi una serie di lezioni che impegnano nello studio il giovane, al termine delle quali questi acquisisce una preparazione tale da superare con un bel voto l’esame di riparazione. Suo padre, appena venuto a conoscenza dell’esito positivo degli esami, prende da un cassetto della scrivania un altro bigliettino e, visibilmente compiaciuto, l'invia allo stimato e valente collega. Non è dato conoscere il nome del … postino; ruolo probabilmente affidato allo studente.
“Caro Bernardo, ti ringrazio per quel che hai fatto e ti accludo la somma di lire trentamila per ripagarti del lavoro svolto con risultati eccellenti”.
La risposta non si fa attendere, sempre a mezzo dell’ennesimo “pizzino” (passi il termine simpaticamente richiamato esclusivamente per il mezzo e la frequenza dello scambio di comunicazioni tra due rispettabilissime persone che non sono minimamente da accostare a quelle per le quali è stato coniato).
Caro Federico, ti ringrazio del pensiero e ti ricordo che le trentamila lire le considero un acconto. Per il saldo, cioè altre settantamila, provvederai a versarlo sul mio conto corrente … ecc. ecc.”).
A tale puntualizzazione il prof. Federico fa – come suole dirsi – buon viso a cattivo gioco. Stupito per l’esosa richiesta e non potendo d’altro canto esimersi dal soddisfarla, risponde con una punta di ironia e una (poi) disillusa speranza:
Caro Bernardo, non sapevo che la scuola privata rendesse così tanto! Ti accludo, comunque, la differenza di denaro da te pretesa e con l’occasione avrei da chiederti un altro favore: quando ti capiterà qualche studente bisognoso di lezioni private di francese, indirizzalo a me. Te ne sarò immensamente grato”. Cosa ribatte il collega a quest’ultima mezza ... supplica?

“Caro Federico, grazie per avermi mandato la rimanenza del mio onorario. Per quanto riguarda la richiesta di indirizzarti alunni a lezione privata ti prometto che lo farò, ma prima devi dimostrarmi di avere frequentato corsi di aggiornamento a Parigi, a Grenoble, a Lillà, a Lione, ecc., altrimenti non se ne parla nemmeno. Mi sono spiegato?” Demetrio Russo







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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari