27 - TELEGRAMMI CURIOSI E FRASI...MEMORABILI



Uno studente  di scuola media degli anni ‘60, tale G. L., oggi pensionato, non aveva mai mostrato volontà e impegno, oltre che assiduità di presenza in classe. Di ottimi voti in pagella neppure l’ombra in tanti anni di scuola, elementari e superiori comprese. Tuttavia, la sufficienza e la promozione riusciva di solito a rimediarle con l’aiuto, come suole dirsi, di Dio e dei vicini (in più di un'annata scolastica, fra le altre cose, ha dovuto far ricorso alla sessione settembrina di riparazione) e, soprattutto, grazie alla severità del padre che, in fatto di botte e di aspri rimproveri, all'occorrenza non si risparmiava. Questi, un commerciante ben noto in città, era un uomo all’antica: tutto d’un pezzo, rispettato e rispettoso. Carattere forte e autoritario, in famiglia dettava … legge, specie con il figlio Giovanni (nome fittizio) per il quale aveva grandi progetti. La laurea in legge per quest'ultimo, volente o nolente, era da ottenere a tutti i costi per cui il giovane, acquisito "more solito" il diploma di maturità classica, fu mandato all'università. La sede scelta ricadde su Roma dove lo si iscrisse in giurisprudenza. In famiglia si puntava e si sperava che il Giovanni, completati gli studi, tornasse con in tasca quel “pezzo di carta” che gli sarebbe tornato utile nella gestione diretta dell’azienda familiare, abbastanza avviata e in fase di espansione.
Trovatosi in una grande città, Giovanni si lasciò avvolgere, ben oltre il tempo normalmente concesso lontano dai libri agli studenti "normali", dalle distrazioni che il nuovo ambiente offriva (e offre tuttora) soprattutto a tanti di giovani provenienti da piccoli centri senza aver prima varcato raramente (se non per corte distanze) i confini del proprio territorio e anche a quegli studenti amanti dei divertimenti e dotati di scarsa volontà di studiare. Per non deludere i familiari e, in particolar modo, il papà col quale minimamente poteva scherzare, approntò controvoglia e in fretta e furia una preparazione al primo esame, la cui data egli aveva preventivamente comunicato ai congiunti per testimoniare loro che a Roma egli studiava e come!
Quel giorno, nell’aula dell’ateneo, le cose non andarono per il verso sperato: Giovanni era rimasto in pratica a bocca chiusa; aveva appena balbettato delle risposte rabberciate e non sempre a proposito alle domande dei docenti, per cui non rimediò in termini di punteggio neppure il minimo (18) necessario per considerare superato un esame. Il suo pensiero andò subito a casa dove tra qualche giorno avrebbe dovuto far ritorno per le ferie estive. Ovviamente, preoccupato per le prevedibili reazioni paterne al negativo esito del primo esame universitario, qualche giorno prima di risalire sul treno e tornare al proprio paese, pensò bene di far stemperare un po’ il clima di delusione e di rabbia che avrebbe sicuramente trovato in famiglia, inviando alla sorella maggiore Giuseppina un telegramma del seguente tenore: “Esame bocciato. Prepara papà”. Il giorno successivo, sempre a mezzo telegramma consegnatogli da un fattorino, al giovane pervenne la seguente risposta da parte della consanguinea: “Papà preparato. Preparati tu!”

*  *  *

Il comitato per i festeggiamenti in onore del Santo patrono di uno dei piccoli centri abitati, che ricadono nel circondario dell’ex comune di Nicastro, diversi anni addietro, tra le altre attività laico-religiose, aveva inserito in programma – cosa normalissima, anzi d’obbligo, in ricorrenze del genere – l’esibizione di una banda musicale, sia per l’accompagnamento del Santo durante la processione lungo la via principale del paese e sia per l’esecuzione in serata di alcuni brani del proprio repertorio sul palco allestito nella piazzetta principale.
A presiederlo era stato chiamato dalla comunità parrocchiale “mastru Cicciu”, un anziano artigiano tutto casa e chiesa, orgoglioso del ruolo e delle mansioni che da anni con scrupolosità e impegno assolveva, mostrando anche di dare tempo, energie e risalto a piccoli particolari più del necessario. Ogni dettaglio del programma, stilato in collaborazione col parroco e con altri membri del comitato, lo impegnava oltre ogni dire; almeno così egli lasciava far credere ai colleghi del comitato e ai compaesani, nella prospettiva di una riconferma nell’incarico l’anno successivo.

In tale ottica, alla vigilia della festa espresse agli altri organizzatori la preoccupazione che la banda musicale potesse, per qualche impedimento, far mancare la propria presenza l’indomani. E suggerì - provvedendo poi egli stesso – di chiedere conferma telegrafica al responsabile degli orchestrali, con il quale giorni prima aveva sottoscritto regolare contratto. Questo il testo: “ ’A festa è ‘ncignata, ‘ù pàrcu l’hamu faciùtu. Dicìtimmi quandu arrivàti e puru quantu sìti” (I festeggiamenti sono già iniziati, il palco lo abbiamo allestito. Fatemi sapere quando arriverete e in quanti sarete). Ed ecco la stringata quanto … memorabile risposta a quel telegramma spedita dal capobanda, tale Buffone, che come lavoro preminente svolgeva quello di sarto: “Giusto contratto, musica parte, trenta persone, maestro Buffone”.     Demetrio Russo

1 commento:

  1. Battute esilaranti. Un sorriso tra i denti viene spontaneo. Bravo l'autore a cogliere situazioni e fatti ameni.

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari