
Durante
un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo avvenuto un paio di lustri fa, ho appreso eventi prodigiosi,
quantomeno “strani”, in cui sarebbero coinvolti dei compaesani in un
meraviglioso rapporto col Santo di Pietrelcina. Voglio raccontarvi la
bellissima storia, che ben s’incastona nel clima natalizio, con protagonista un
ragazzino del Lametino, alunno delle scuole medie, legato sin dalla nascita a
Padre Pio in un feeling del tutto particolare. Qualche dubbio sulla sua
autenticità può sorgere in chiunque, specie quando si toccano tasti che
appartengono al più impenetrabile dei misteri. In questi casi soltanto la fede
riesce a dare corpo e attendibilità a certi eventi che fanno sgranare gli occhi
di comprensibile stupore. Fatti che contengono degli “ingredienti” che non sono
di questo mondo, bensì dell’... altro. E proprio per questa loro caratteristica
suscitano meraviglia, emozioni, credulità, anche scetticismo, ma principalmente
tantissima curiosità. Curiosità dalla quale prudenza consiglia di tenere
lontano il piccolo protagonista, omettendone le generalità e altri particolari
che possano permetterne l’identificazione. E ciò al fine di evitargli problemi
di vario genere, a cominciare dal rapporto con i compagni di scuola. Tra
l’altro, la delicatezza dell’argomento e le poche testimonianze rendono ancor
più marcato il bisogno di riserbo.
Il
nome Marcellino ovviamente è fittizio e la storia richiama alla mente il
commovente film “Marcellino pane e vino” di oltre mezzo secolo fa e più volte
proposto al cinema e in televisione. Nella finzione cinematografica il
protagonista, interpretato da Pablito Calvo, si ritira spesso in soffitta per
dialogare con il Crocefisso e offrire a Gesù, con amore infantile, quelle
piccole cose, per esempio un tozzo di pane, sottratte innocentemente alla
comunità di Cappuccini che l’hanno adottato. Il “Marcellino di Lamezia” ha
invece un suo quotidiano rapporto, non dialogato, col Santo di Pietrelcina
della cui costante protezione sarebbe ammantato; intervento … celeste
concretatosi in almeno due circostanze, quando il piccolo ha rischiato tanto
per la propria vita. Mi limiterò a riferirvi gli episodi segnati dalla
“presenza” di Padre Pio, per come descritti dalla madre del bambino. Anche
della donna ometto il nome per le anzidette ragioni.
Il cuore di San Pio non ha dimensioni, è incommensurabile. Il flusso di pellegrini a San Giovanni Rotondo, i “figli” sparsi in tutto il mondo, i gruppi di preghiera, le statue che lo rappresentano nelle chiese e in ogni angolo di strada, sono numeri eloquenti della Sua popolarità e devozione in tutto il mondo. I miracoli per Suo tramite sulle umane sventure cadono a pioggia. E chi può escludere che gli occhi di Padre Pio non si siano posati amorevolmente anche su Marcellino? Il Santo non si stanca mai di intercedere presso il Signore e di miracoli ne fa dispensare a piene mani su chi, tra i suoi bisognosi devoti, sa chiedere e pregare. Marcellino non ha chiesto nulla al Frate di Pietrelcina, del quale custodisce gelosamente, a guisa di un prezioso giocattolo, l’immagine contenuta in un quadretto. Era troppo piccolo perché pregasse e chiedesse la guarigione perché seriamente ammalato. L’hanno fatto per lui i genitori e i nonni, la cui devozione per San Pio è da diverso tempo consolidata. Questa la bellissima storia.
Il cuore di San Pio non ha dimensioni, è incommensurabile. Il flusso di pellegrini a San Giovanni Rotondo, i “figli” sparsi in tutto il mondo, i gruppi di preghiera, le statue che lo rappresentano nelle chiese e in ogni angolo di strada, sono numeri eloquenti della Sua popolarità e devozione in tutto il mondo. I miracoli per Suo tramite sulle umane sventure cadono a pioggia. E chi può escludere che gli occhi di Padre Pio non si siano posati amorevolmente anche su Marcellino? Il Santo non si stanca mai di intercedere presso il Signore e di miracoli ne fa dispensare a piene mani su chi, tra i suoi bisognosi devoti, sa chiedere e pregare. Marcellino non ha chiesto nulla al Frate di Pietrelcina, del quale custodisce gelosamente, a guisa di un prezioso giocattolo, l’immagine contenuta in un quadretto. Era troppo piccolo perché pregasse e chiedesse la guarigione perché seriamente ammalato. L’hanno fatto per lui i genitori e i nonni, la cui devozione per San Pio è da diverso tempo consolidata. Questa la bellissima storia.
Il
nostro Marcellino nasce con una malformazione al cuore: gli è diagnosticato il
cosiddetto “canale arterioso di Botallo”, un'anomalia da sviluppo del muscolo
cardiaco che provoca una mescolanza di sangue venoso e arterioso. Il pediatra
informa i genitori che il problema nel giro di qualche anno potrebbe risolversi
da solo con la crescita, caso contrario bisognerà intervenire chirurgicamente.
Le cose per Marcellino non si mettono a posto, anzi peggiorano e così, all’età
di tre anni, è sottoposto a un delicatissimo intervento in un ospedale
piemontese. Due giorni prima dell’operazione il nonno materno, molto legato al
piccolo, non riesce a prender sonno. Se ne sta nel letto pensieroso e
preoccupato, con lo sguardo fisso nell’oscurità che lo circonda. A un certo
punto compare nella stanza un frate con la barba. L’uomo, colto di sorpresa,
domanda all’… intruso: “Chi
sei, cosa vuoi, cosa fai qui?”. Quel
frate, poco dopo riconosciuto per Padre Pio, non gli risponde, sorride, stende
la mano destra e gli accarezza il capo, per poi svanire nel buio della
stanzetta. “Che bellissimo sogno” bisbiglia rasserenato il nonno di Marcellino.
E si addormenta.
La
stessa notte in un’altra abitazione una comare vicina di casa fa uno strano
sogno: davanti a lei un lungo corridoio nel quale, volgendole le spalle,
cammina Marcellino tenuto per mano da un frate. Lo chiama a gran voce. Lui non
sente e procede in quel corridoio senza fondo per poi entrare in una stanza,
alla sua sinistra, sulla cui porta campeggia un cartello: “Sala operatoria”.
Ore più tardi l’intervento chirurgico il cui esito riesce perfettamente. Giorni
prima anche la nonna sogna Padre Pio che tiene in braccio il giovanissimo
infermo. Il Santo le si rivolge, rassicurandola con queste parole: “E’ tutto a posto, tutto a posto”. In una successiva visita di controllo
a Marcellino è riscontrata una semplice infiammazione al colon. Mesi dopo,
accompagnato dalla mamma e dalla nonna, il piccolo completamente guarito si
reca a San Giovanni Rotondo per ringraziare il Santo. I cancelli nella cripta
sono aperti e lui s’infila tra la gente, inginocchiandosi accanto alla tomba
con il viso tra le manine. I familiari sono ancora dietro, preceduti da alcuni
pellegrini che, transitando accanto al piccolo, gli accarezzano il capo
compiaciuti del suo comportamento davanti alle sacre spoglie. Sopraggiungono
mamma e nonna nei pressi della tomba e la prima invita Marcellino ad alzarsi e
a proseguire per non intralciare oltre il transito dei fedeli nell’angusto
passaggio all’interno dell’inferriata. Lui si mette a piangere e così spiega la
prolungata sosta: “Mammì, io
volevo venir via ma quel frate del quadretto mi teneva la mano su una spalla e
non mi faceva alzare”. Secondo episodio misterioso: è terminata da poco la
processione religiosa alla quale il ragazzino ha preso parte con alcuni
familiari. Sfuggito per un attimo all’attenzione della madre, Marcellino è
investito da una macchina. Un signore, che nessuno dei presenti ricorda di aver
mai visto prima, prende amorevolmente tra le braccia la creatura apparentemente
senza vita. E, rivolgendosi ai suoi congiunti, li rassicura con poche parole: “E’
tutto a posto, tutto a posto... ”. La nonna trova quantomeno strana
l’uniformità dei gesti e delle parole tra quello sconosciuto e San Pio
apparsole in sogno sere prima. Poi si convince che è stato il Frate con le
stimmate a prendersi ancora una volta cura del suo Marcellino. Una bellissima storia e, soprattutto, una
nuova testimonianza dell’incommensurabile grandiosità del Frate di Pietrelcina
alla cui intercessione tanta gente quotidianamente si affida trovando spesso in
Lui paterna e generosa disponibilità. à Demetrio Russo
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