
Tanti anni fa un consigliere comunale di un grosso centro
del Lametino, eletto in una circoscrizione comprendente parte della periferia,
si è reso artefice di un divertente intervento in aula, durante la prima seduta
del civico consesso. I capigruppo dei partiti politici rappresentati in quella
tornata elettorale presero la parola per tracciare le linee guida e le priorità
che la nuova Giunta avrebbe dovuto - a loro modo di vedere - attivare
nell’interesse della comunità e del territorio.
Chi prospettava la necessità secondo la quale andrebbero
migliorati i collegamenti tra il Comune e i paesi vicini, ampliando le strade
esistenti e creandone delle altre, al fine di rispondere alle esigenze degli
abitanti e a quelle dei “posteri”; chi indicava come priorità la
realizzazione di adeguati impianti sportivi da riservare ai giovani,
progettando le nuove opere in prospettiva …“posteri”; qualche altro
invece riteneva urgente riqualificare alcune aree per l’inserimento di nuove
attività produttive, al fine di assicurare nuovi posti di lavoro, ovviamente
predisponendo le cose in modo tale da assicurare benefici sia ai cittadini
attuali e sia ai “posteri”.
In buona sostanza, tutti gli intervenuti in quell’aula
consiliare posero l’accento sull’importanza e sulla necessità che la giunta
comunale, in fatto di strutture edili e di opere viarie, dovesse agire pensando
principalmente alle generazioni future. Le loro proposte, in definitiva,
avevano un comune denominatore: “Fare le cose per i … posteri”.
Il candidato eletto in periferia, di cui si forniscono per
ragioni di opportunità le sole iniziali, V. R., irritato dal fatto che i
colleghi consiglieri, pur con alcuni sostanziali distinguo nell’affrontare le
varie sfaccettature dell’operatività futura della nuova giunta municipale, si
erano preoccupati, di far tutelare gli interessi di questi, a lui sconosciuti,
“posteri”, chiese di intervenire. Presa la parola e afferrato il
microfono, guardò a turno negli occhi coloro che lo avevano preceduto e li
rimproverò in modo cortese ma risoluto:
“Amici mìa, ppicchì tutta 'st’attenzioni e 'sta
ricunuscènza ’ppì ’sti POSTERI, ch’iju mancu ’i canùsciu? Fhorsi ch’a illi hanu
fattu ’ncuna cosa ’ppi nnùa?” (Amici
cari, perché tanta attenzione e tanta riconoscenza per questi “posteri” che io,
tra l’altro, neppure conosco? Forse loro hanno fatto qualcosa per noi?). Demetrio Russo
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