12 - BIDELLO PREMUROSO E OMBRELLO IN...CORNETTA




Negli anni ’50 prestava servizio presso il Liceo-Ginnasio “Francesco Fiorentino”, ospitato nell’ex chiostro S. Domenico, un anziano bidello, la cui semplicità e bontà d’animo erano apprezzate da chi ha avuto modo di conoscerlo e, soprattutto, di frequentarlo. Era riverito e rispettato da tutti, sia dal corpo insegnante e sia dagli studenti, tant’è che chiunque parlasse con lui o anche di lui con altri, gli si dava del “voi” e il nome era sempre preceduto da “Don”, prerogativa riservata solitamente a persone degne di grande rispetto o di nobile casato. E non sono certamente pochi coloro che lo ricordano abbastanza bene, oltre naturalmente a chi allora (ci si riferisce a circa mezzo secolo fa) ha compiuto gli studi di scuola media superiore in quell’istituto e ha avuto tantissime occasioni per conoscerlo e apprezzarne le grandi doti umane. Il fisico, gli dava qualche problema e non era esente da acciacchi di vario genere dovuti in parte all’età e che sopportava con dignità, senza mai lamentarsene. Anche in fatto di memoria accusava di tanto in tanto qualche colpo.
Qualcuno rammenta un curiosissimo episodio, di cui il bidello sarebbe stato protagonista. Uso il condizionale giacché la storiella, che disconoscevo, mi è stata riferita da persona credibile fino ad un certo punto perché spiritosa, in poche parole il classico mattacchione. Si racconta che una mattina il preside, colto da un forte acquazzone nell’uscire di casa, tornò frettolosamente sui suoi passi per prendere l’ombrello. Per quanto avesse cercato, non lo trovò. Rammentando che un paio di giorni prima era piovuto e ipotizzando di averlo lasciato a scuola, nel suo ufficio o nella stanza dei professori, telefonò in segreteria e chiese di parlare col bidello in questione.
Riconosciutane la voce, il capo dell’Istituto disse:
-“O don Nicò (nome di fantasia) sono io, il preside. Fatemi una cortesia: andate a vedere nella mia stanza se per caso ho lasciato lì l’ombrello”.
Il bidello, posata la cornetta senza riagganciarla, si premurò di guardare in ogni angolo dello studio e pure nella sala dei docenti. Poco dopo tornò al telefono, avendo in mano un parapioggia rinvenuto in un angolino della sala dei professori. Nel dubbio che potesse appartenere ad altri, riprese in mano la cornetta e sollevando l’ombrello ad altezza della bocca, domandò:
-“Signor Preside, fùssi chìstu?” (Signor Preside, per caso è questo?). Demetrio Russo 


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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari