04 - LEGNA APPENA SUFFICIENTI PER IL BRACIERE




La lingua italiana, in modo particolare il dialetto nicastrese, in alcuni suoi vocaboli e frasi offre il destro a doppi sensi, a varie interpretazioni, spesso a equivoci dagli sviluppi divertenti. Curioso è l’aneddoto - da persone di una certa età fatto risalire ad alcuni lustri addietro - di cui sarebbero state protagoniste due persone residenti in una zona collinare, a qualche chilometro da Lamezia Terme.
Una signora benestante, accorta nel curare le sue cose e i propri interessi nonostante i pochi studi fatti in gioventù, aveva venduto a un boscaiolo un faggeto ricevendo, a titolo di caparra, una parte del denaro pattuito. Al termine del taglio dei tronchi e del loro trasporto in una delle tante segherie operanti nel circondario, il boscaiolo caricò sul proprio motocarro “Ape” della Fiat un certo quantitativo di legna ricavata dai rami degli alberi abbattuti e si diresse verso l’abitazione della proprietaria del terreno. Salì la rampa di scale esterna al fabbricato e bussò al portoncino. Nell’attesa strofinò le scarpe infangate sullo zerbino, per non sporcare il pavimento. La padrona di casa, che dalla finestra aveva notato il mezzo con poca legna sul cassone, aprì la porta all’uomo che salutò quasi con distacco per la delusione procuratale dalla vista di quei quattro rametti di faggio a lei destinati ad alimentare il caminetto, la cucina e il forno a legna, quelle volte che doveva panificare.
Fece accomodare l’uomo in cucina, gli indicò una delle quattro sedie poste attorno ad un tavolo di legno massiccio con sopra un portafiori in grezza ceramica. Poi, quasi contro voglia, prese da uno stipo un bicchiere e lo posò davanti all’ospite; da una caraffa vi versò del vino rosso, badando che la quantità di liquido non superasse di molto la metà del bicchiere, che porse all’ospite. Indi anche lei si accomodò, occupando la sedia di fronte all’uomo; storse il muso e attese il momento opportuno per richiamare il boscaiolo al rispetto del contratto, nella parte riguardante la fornitura di una certa quantità di legna per uso domestico.
Il commerciante, portato il bicchiere alle labbra, rivolse avidamente lo sguardo sulla caraffa e subito dopo sulla padrona di casa; tracannò il vermiglio nettare tutto di un fiato proprio per farle capire che era appena un sorso. Posò il vetro accanto alla caraffa sperando in un bis, ma l’attesa andò delusa. Fece buon viso a cattivo gioco e venne al "dunque". Da una tasca interna della consunta giacca estrasse delle banconote avvolte in un fazzoletto e, dopo averle contate una per una, le porse alla donna dicendole: “O signora Marì, sùgnu vinùtu prìastu ccù ’n’Apùzza, ppìmmu vi pùartu i sordi e li lìgna” (Donna Maria, sono venuto subito con una piccola “Ape” per portarvi il denaro e la legna).
La signora, che non conosceva la marca e tanto meno il nome del mezzo, avendo notato gli indumenti dell’uomo stropicciati e imbrattati di fango misto a piccole scaglie di legna, interpretò la parola "n'apùzza" come "una puzza", anche nella convinzione che il boscaiolo, non avendo avuto il tempo di cambiarsi d'abito, stava giustificando il cattivo odore emanato. Giustamente lo scusò e colse l’occasione per lanciare la frecciatina che aveva in serbo, puntualizzando:
Ppìlla pùzza ’un vi dati pinsìari, ch’a dopo ìju ràpiru a finestra; vidìti ’mbèci ch’a lìgna, ch'i m’avìti purtàtu,’’abbàsta sùlu pp’à vrascèra…!” (Per la puzza non datevi pensiero, giacché dopo io aprirò la finestra; vedete piuttosto che la legna, che mi avete portato, non è sufficiente neppure per il braciere!).  
Demetrio Russo


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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari