02 - DALLE NOSTRE PARTI TAXI ... GRATIS


Il presente fatto a differenza di altri potrebbe esser vero. Tuttavia la certezza che sia tale non è scontata poiché da una parte mancano prove inconfutabili e dall’altra l’unica "carta" disponibile in tale direzione è rappresentata dalla testimonianza del signor Giuseppe, un pensionato appena conosciuto. Ho preso contatto con lui giorni addietro su indicazione di un comune amico per apprendere una vicenda abbastanza curiosa e simpatica da proporre ai lettori. L’approccio con l’ex operaio non è stato dei migliori. Difatti, all'inizio egli si è mostrato restio a riferire l’episodio ritenendo che i familiari quasi certamente non avrebbero voluto fosse pubblicato. Poi, a seguito d’insistenza e garanzia sull’uso di nomi fittizi, si è … sciolto, raccontando con dovizia di particolari quanto egli apprese tempo prima dal cugino Michele che, all’epoca dei fatti, avrebbe avuto nella vicenda un ruolo sia pure marginale. Passiamo al fatto.
Un giorno “’u zzù ’Ntòni” (lo zio Antonio), arzillo vecchietto originario di un paesino del circondario, si reca a Bologna per far visita al nipote prediletto, Michele, ferito seriamente in un incidente stradale. Il giovane, subito dopo l’intervento chirurgico, cui è stato sottoposto nell’ospedale della città emiliana, ha trovato ospitalità per alcune settimane in casa di un parente, da anni residente al Nord e precisamente a Bologna, in località Borgo Panigale. Dopo un lungo viaggio in treno, sul far della sera “’u zzù ’Ntòni” arriva nella città emiliana. E’ inverno e le strade della periferia sono piuttosto deserte e scarsamente illuminate. Nei pressi di un incrocio il vecchietto non riesce a orientarsi, non sa che via imboccare. Ha fretta, tra l’altro, giacché non ha alcuna intenzione di trascorrere la notte per strada, con quel freddo e con quella valigia!
Giustamente preoccupato, scruta fino in fondo le diramazioni in cerca di qualcuno che possa aiutarlo nell'indicargli la strada per località Panigale. Purtroppo per lui, neppure l’ombra di un cane. Solo qualche macchina di tanto in tanto gli passa veloce davanti, con il conducente incurante dei suoi timidi gesti con la mano per fermarne la marcia. Dopo una trentina di minuti, finalmente da quelle parti si trova a passare un giovanotto con berretto in testa, bavero alzato e passo svelto. Il signor Antonio ritrova il sorriso. Richiama l’attenzione del provvidenziale passante e gli chiede speranzoso:
- “Scùsame giuvinò, mi sapèsse dire dùve se trova Borgu Panigàli; ’mbèru dùve avèra de ‘jìre, ch’a ìju 'ullu sàcciu? ’Un sùgnu de ccà.” (Scusami giovanotto, mi sai dire dove si trova Borgo Panigale; quale strada dovrei prendere perché io non so. Non abito da queste parti).
L’altro, un immigrato di origine africana, che non conosce quel posto ma che vorrebbe aiutare il signore con la valigia, a fior di labbra rivolge a se stesso il quesito, cercando di pescare nella memoria qualche indizio per soddisfarlo:
- “Borgo Panigale..., Borgo Panigale..., boh...!”.
Subito dopo si stringe nelle spalle, scuote la testa e, alquanto rammaricato, precisa:
- “Io sdàre da poco dèmpo a Bologna e non conoscere ancora quèsdo posdo. Io avere sendìdo aldri borghi, come Borga Loca, Borga Miseria; ma Borgo Panigale mai, mai...!” (Io mi trovo a Bologna da poco tempo e non conosco quel borgo. Ho sentito altri borghi come Porca Loca, Porca Miseria, però Borgo Panigale mai sentito). E, mostrandosi dispiaciuto, riprende la propria strada.
Il contadino è preso da sconforto, si siede sulla valigia e cerca di chiarirsi le idee sul da farsi. Per fortuna, dopo una decina di minuti, transita da quell’incrocio una vettura (si tratta di un taxi, ma con quel buio l'insegna non viene notata). “’U zzù ’Ntòni” lo ferma e formula al conducente la richiesta su Borgo Panigale e sulla strada da seguire per raggiungerlo. - “Conosco la zona - risponde l'uomo al volante - è un po’ lontana da qui, se vuole l'accompagno io”. Al vecchietto si apre il cuore dalla gioia. E’ altresì stupito della gentilezza e disponibilità dell’automobilista nei confronti di uno sconosciuto, come lui. Per giunta, di notte!- “Questo buon uomo me l’ha mandato il cielo”, dice tra sé, prendendo posto sul sedile posteriore, dopo aver sistemato la valigia nel bagagliaio. Preso fiato e ritrovata un po’ di serenità, si profonde in mille ringraziamenti nei confronti del conducente. La vettura, dopo qualche tempo, arresta la sua corsa, in località Borgo Panigale, davanti al portoncino di una villetta bi-familiare. Il passeggero apre lo sportello, ma prima di scendere tira fuori dal portafoglio un biglietto da cinquecento lire e lo porge all’autista dicendogli:
- “Giuvinò, pìgghjati ’nu cafhè ch’a t’ammìariti” (Giovanotto, comprati un caffè perché te lo meriti). Il tassista, con la mano sinistra sul volante e con la destra puntata sul display del tassametro, precisa:
- “Signore, guardi che la corsa viene 4.430 lire”. Dopo il necessario chiarimento e con tanto di muso, il signor Antonio tira fuori i soldi da una tasca interna della giacca, afferra stizzito la valigia e, avviandosi verso il portoncino d’ingresso del fabbricato, mastica amaro:

- “Cchì fhitinzìa...! Quandu mmài 'ndùvi a nnùa i piacìri s’hànu pagàtu...!” (Che schifezza! Quando mai dalle nostre parti i favori sono stati pagati...).  Demetrio Russo

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari