
Non lambiccatevi il cervello se in alcune
storielle, datate decenni fa e riferite in questa rubrica, ci sia o no un fondo
di verità. Non storcete il muso se talune vi sembrano così assurde da essere
ritenute autentiche "bufale", prive di un pur sottile puntello di
autenticità. Anche a me, nel momento in cui le ho apprese da amici o semplici
conoscenti, sono venuti dei dubbi, non solo riguardo ai contenuti, quanto anche
alle persone in esse citate. Sì, perché in tanti aneddoti che circolano in
città, veri o inventati che siano, esiste un abbinamento perfetto, almeno
sospetto, tra i personaggi delle storielle e noti concittadini per le loro
caratteristiche fisiche e comportamentali; concittadini che, in alcuni casi,
non hanno avuto mai nulla da spartire con la vicenda a essi attribuita. Di
questa convinzione e di tali dubbi, per la verità, non faccio un problema. Mi
viene quasi spontanea un’alzatina di spalle, oppure un mezzo sorrisetto a porre
l’accento su una buona dose d’incredulità; poi, però, messa da parte ogni altra
considerazione al riguardo, ci si gode le amenità dei fatti, puri e semplici,
veri o presunti che siano. Talvolta, l’infondatezza di certi aneddoti è
palpabile, è quasi lapalissiana. In taluni, addirittura, non si ravvisano le
più labili tracce di verità e l’intera impalcatura, come suole dirsi, non sta
in piedi, giacché poggia su tasselli fragili, inconsistenti ed è per certo
frutto di pura fantasia.
Mi piace affermare - anche sulla scia
dell’attualissimo motto latino “repetita iuvant” (le cose ripetute giovano) -
la personale convinzione che tante storielle del passato di autenticità ne
hanno poca o niente. Sovente alcune non sono suffragate da un benché minimo
elemento di prova; esse offrono pochissimi appigli per essere ritenute vere e assumono,
per contro, contorni che sono propri di una farsa. Altre, per la verità,
traggono origine da avvenimenti reali, da episodi comprovati da testimonianze
non sempre attendibili, solo che, talvolta, la parte autentica è come il
nocciolo di una ciliegia attorno al quale è stata imbastita una polpa, una
montatura artificiosa e succulenta, una scenografia fatta di sfumature e di
dettagli, articolati in maniera tale da conferire all’oggetto una veste nuova e
gradevolissima. Capita sovente che determinati racconti siano il risultato di
una manipolazione geniale quanto fantasiosa di avvenimenti che, nudi e crudi,
non avrebbero motivo di suscitare alcun interesse.
Quando sono elaborati, arricchiti, abbinati a
figure del passato con specifiche caratteristiche, allora un certo interesse lo
suscitano. E come!
E di chi è la mano che, per alcune
storielle cittadine, ha operato innesti e ritocchi di geniale e pregevole
fattura? Dei “soliti ignoti”, di coloro che di burle sono stati e sono abili
maestri oltre che gran divulgatori. In alcuni casi, a un avvenimento di per sé
curioso e originale, è stata – come si diceva poc’anzi - indicata come
protagonista una persona del passato, assolutamente estranea alla vicenda;
scelta e abbinata soltanto per avere avuto aspetto fisico o modo di agire
calzanti col personaggio richiesto dal ... copione. Tutto fa brodo. E quando la
pietanza è saporita, giustamente va fatta degustare. In parole povere - per
quel che mi riguarda - bisogna metterla in... tavola, vale a dire: offrirla ai lettori.
Di alcune storielle l’originalità, la
scenografia, le circostanze, l’intreccio ricco di battute esilaranti e di
contorni che stimolano ilarità, invitano tutti a prenderle per quelle che sono
e a cogliere da esse momenti di spensieratezza e di buonumore. Buttare tutto
nel cestino non è proprio il caso: perché non offrire ai lettori almeno quel
poco d’interessante e di gradevole che anche una “bufala” può contenere?
Sovente anche il semplice fatto, depurato dei nomi dei presunti personaggi, va
bene ugualmente, perché spassoso e geniale. In tal modo non si corre il rischio
di mettere in berlina, per dabbenaggine o altro, concittadini citati quali
protagonisti di autentiche arlecchinate.
Talune storielle, divertenti e curiose,
vanno bene anche così, lasciando ai lettori la facoltà di credere oppure no
alla loro autenticità, e rivolgendo loro l’invito a godersi qualche momento di
piacevole distrazione dai quotidiani problemi che ciascuno si ritrova. Con
questo spirito propongo degli aneddoti davvero strappa... risate, quasi tutti a
metà strada tra realtà e invenzione. Demetrio Russo
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