23 - CINQUE CAFFE' AMARI? IL SESTO E' GRATIS



Diversi anni fa, in uno dei tre ex comuni che Lamezia Terme ha accorpato, viveva un coltivatore diretto particolarmente restio nel metter mano al proprio portafoglio che, comunque, conteneva solitamente del contante in misura irrisoria, giusto il necessario per fare fronte, eventualmente, a piccole spese. Era davvero difficile che qualcuno o qualcosa lo spingesse a scucire quattrini, se non per approfondite e accertate necessità familiari. Il resto era da lui ritenuto superfluo, tutt’al più procrastinabile nel tempo, in definitiva alle classiche calende. Unico strappo al suo morboso sforzo di mantenere serrati i cordoni della borsa, era costituito dall’esborso (purtroppo per lui non a costo zero) di pochi spiccioli per concedersi un piccolo sfizio: l’irrinunciabile tazzina di caffè, che consumava tutte le mattine nel solito bar del centro, poco prima di recarsi al lavoro. Per il resto, tutto sotto controllo, tutto sotto … chiave.
In parole povere, egli aveva ben poco da invidiare ad Arpagone, prototipo degli avari di Molieriana memoria e del quale ha, in certo qual senso, calcato le orme e la scelta di vita. La sua spilorceria era nota a molti concittadini. E non sono certamente pochi coloro che di lui ricordano fatti e circostanze, in cui tale sua peculiarità era particolarmente evidente. La storiella, che a parer di molti lo vuole protagonista, è abbastanza nota ed è considerata la … ribalta di questa incarnata, morbosa tendenza al risparmio, una vera prova del nove della lapalissiana avarizia. Il riferimento è al simpatico aneddoto con centro della scena la classica tazzina di caffè (probabilmente unico suo debole, non a costo zero!) che, in quella circostanza, è stata regolarmente sorbita e non pagata per … crediti maturati secondo valutazioni e calcoli, a dir poco, strani; aneddoto che ha fatto sorridere, oltre al gestore e agli altri occasionali avventori, tutte le persone che in seguito ne sono venute a conoscenza. La storiella è autentica nei contenuti e nei contorni. Ne è fonte una persona degna della massima attendibilità e, tra l’altro, coinvolta direttamente nell’episodio, nel quale svolse il ruolo di semplice “comparsa”. Di essa, per ovvie ragioni, si tralasciano le generalità e tutti quegli altri elementi che possano portare alla sua identificazione. Stesso riserbo, ovviamente, va mantenuto nei confronti del primo attore, vale a dire del novello … Arpagone.
Questo il fatto: un sabato, per com’è solito fare anche negli altri giorni, il signor Saverio (nome di fantasia) si avvia verso il bar per sorbire l’aromatica bevanda. Mentre si accinge a entrare nel locale, s’imbatte in un collega. Lo saluta con l’abituale cordialità e, date le circostanze, non può proprio esimersi dall’invitarlo a consumare una tazzina di caffè. L’ospite, conoscendone la nota taccagneria, abbozza un sorrisetto, da cui traspare lo stupore per la “novità”, e segue l’amico all’interno del bar. Saverio, rivolgendosi al banconista, ordina:
Due caffè: uno per me, il solito (amaro e in bicchiere) e uno per questo mio amico”. Sorbito il suo buon “nero”, si reca alla cassa per pagare. Estrae da una tasca il portamonete e preleva - selezionandole scrupolosamente una per una - le monetine pari all’ammontare del costo di un caffè. Poi, senza chiedere il conto come prassi vuole, le lascia cadere nella vaschetta posta a fianco del registratore di cassa, accompagnando il gesto con le seguenti parole rivolte al gestore:
“Pago soltanto il caffè dell’amico, il mio no.” Il titolare del bar, conoscendo bene il cliente e non avendo alcuna intenzione di fare polemiche per pochi spiccioli, con garbo risponde:
Fate come credete, non c’è alcun problema. Toglietemi, però, la curiosità: perché ne volete pagare soltanto uno, quando ne avete ordinati due?”.

E il signor Saverio, per nulla imbarazzato dalla presenza dell’ospite e di altri occasionali avventori (salvaguardare la tasca, prima di tutto!), senza scomporsi precisa: “E’ tutta la settimana che consumo il caffè completamente amaro. Niente zucchero per cinque giorni e, quindi, almeno un caffè mi spetta gratis ….”.Facendo buon viso a cattivo gioco, il gestore risponde: “Avete perfettamente ragione, un caffè vi spetta di diritto …” e, mentre il gongolante cliente si allontana, rivolgendo lo sguardo verso gli altri avventori e accennando un sarcastico sorrisetto, aggiunge a fior di labbra “… diritto di tirchieria”.  Demetrio Russo

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari