Saranno certamente in tanti coloro che hanno ancora ben
nitida nella mente la figura di un artigiano lametino, da alcuni anni passato a
miglior vita, noto non soltanto per la competenza e la disponibilità
nell’esercizio della propria attività (elettricista), quanto soprattutto per il
suo dialetto molto stretto e caratterizzato da marcata balbuzie. Lui, poverino,
conscio di questa sua menomazione, si sforzava di ridurre i tempi tra sillaba e
sillaba di ogni parola con l’evidente intento di mascherare, o almeno di
attenuare, l’increscioso difetto. Da qui molto verosimilmente il soprannome con
il quale era conosciuto e identificato da molti suoi concittadini. Per rispetto
alla sua memoria e per non toccare la suscettibilità dei parenti, si omette
tale soprannome, come pure è doveroso un velo sulle generalità e su altri
particolari che potrebbero permetterne l'identificazione. Tuttavia, tanti
lametini riusciranno a trarre dal ripostiglio dei ricordi la figura del valente
artigiano e proiettarsela davanti agli occhi, ovviamente con tratti non più nitidi,
rivivendo così momenti e immagini degli anni che sono da qualche tempo alle
spalle.
L’aneddoto, che alcuni ascrivono all’artigiano nicastrese,
è davvero curioso, oltremodo simpatico e sicuramente gradito a quei lettori che
seguono con interesse la presente rubrica. La storiella, datata alcuni lustri
addietro, coinvolge nel cast dei protagonisti, oltre naturalmente al simpatico
elettricista indicato col nome di fantasia Pasquale, una nota famiglia di
professionisti. Pure su quest’ultima un doveroso riserbo, anche perché a me non
risultano - né mi è stato possibile cercarle - prove certe sull’autenticità del
curioso aneddoto, riferitomi tempo addietro da un conoscente che di storielle
di casa nostra ne conosce un sacco e una sporta. E sarebbero in tanti coloro
che del presente aneddoto avrebbero memoria, ricordandone quasi a menadito
tempi, nomi e circostanze. Buon per loro. Io, essendo venuto a conoscenza di
esso per caso, mi limito a dare spazio e giusto risalto solo al fatto in sé,
oltre per i motivi su esposti, anche perché ritenuti ininfluenti cornici, nomi
e quant’altro ai fini della sostanza e, quindi, del suo gradimento da parte dei
lettori. La scenetta nuda e cruda, priva cioè di tali dettagli, basta e avanza.
Essa poggia sostanzialmente su elementi di amenità e di umorismo; cose, queste,
che più di tante altre stimolano l’… appetito di chi solitamente è ghiotto di
storielle, vere o inventate che siano.
Come dicevo, oltre al nostro simpaticissimo Pasquale, nella
curiosa vicenda avrebbero avuto un ruolo, non proprio secondario, due anziani
coniugi all’interno della loro abitazione. Secondo le notizie ricevute, il
padrone di casa un pomeriggio chiamò l’artigiano perché sistemasse il
lampadario della sala da pranzo che, probabilmente per un corto circuito, non
funzionava. Armatosi di cacciavite, pinze e nastro isolante, l’elettricista si
recò in quell’appartamento per riparare il guasto. Entrato nella stanza,
preceduto dal proprietario, diede uno sguardo al lampadario, valutandone
l’altezza e il punto in cui presumibilmente si doveva intervenire. Afferrò una
sedia e vi salì sopra. Per quanti tentativi facesse, non riuscì a raggiungere
il cavetto all'altezza del punto in cui aveva previsto un suo intervento.
Rivolto al proprietario chiese se in casa fosse disponibile una scala e, sulla
risposta negativa dell'altro, aggiunse con garbo:
“’Un ci..i aa..rrì..vu ccu 'sta se..ggia ndùù..vi
haa..ju ’ii taa..gghi..àà..ri, truu..vàà..tìmmi aa..ncùù..na coo..sa ppìì..mmu
’aa mii..ntu suu..tta ’ii pìì..aa..di ” (Non
arrivo con questa sedia nel punto dove tagliare i fili, datemi almeno qualcosa
da mettere sotto i piedi).
In quel momento entrò nella sala da pranzo la moglie del
padrone di casa. Senza aver sentito la richiesta formulata dell'elettricista,
ma notato che questi era salito con le scarpe su una sedia e l’avrebbe
probabilmente sporcata, prese da sopra il ripiano della dispensa una rivista e,
porgendola all’artigiano, disse:
“Mastru Pasquà, mintìtivi chìsta sutta i pìadi cà sinnò
mi spurcàti a seggia” (Maestro
Pasquale, mettete questo giornale sotto i piedi per non sporcarmi la sedia). E
l’altro, che evidentemente aveva frainteso le intenzioni della donna ritenendo
che quella avesse udito quanto da lui chiesto al marito di lei e si era data da
fare per esaudirne la richiesta, tra lo sconfortato e l’infastidito replicò:
“ O
sii..gnò, maa..ncu ccùù chii..sta cciàà 'rrii..vu…!” (Signora, neppure con questa arrivo lì
sopra). Demetrio Russo
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