
Abbiamo quasi tutti dei ricordi di “don
Pepè Pandolfo” titolare, fino a poco prima di abbandonare questo mondo,
della rivendita di tabacchi in via Cap. Manfredi, nell’ex comune di Nicastro, e
per lunghi anni corrispondente sportivo del quotidiano “Il Mattino” di Napoli.
Era noto anche per le sue molteplici attività di natura hobbistica tra cui
l’organizzazione di riuscitissimi motoraduni a livello nazionale, e non solo.
Dal mio personale ricordo è possibile
trarre alcuni dettagli che contribuiscono a tracciare meglio la sua figura,
meritevole senza dubbio alcuno dell’importante etichetta di “personaggio”.
Di contatti ne ho avuto diversi con il
compianto collega non fosse altro per il comune impegno nel settore dello
Sport, nel ruolo di corrispondenti. Collaboravamo entrambi a noti quotidiani
italiani e le varie manifestazioni sportive ci trovavano di solito fianco a
fianco.
Mi preme ricordarne in quest’attività il
condiviso modo di operare: chi di noi era a conoscenza di un avvenimento
sportivo, partecipava subito la notizia all’altro, a comprova di un’amicizia e
di una collaborazione consolidate.
L’amico Pepè il tempo per scrivere il
“pezzo” durante la giornata lo rubava alla gestione della tabaccheria. Tra una
vendita e l’altra di sigarette o di riviste, curava la stesura del servizio da
trasmettere al giornale. Non aveva molto tempo, specie il pomeriggio di
domenica, per cui era costretto a rinunciare alla macchina da scrivere e
servirsi di penna o matita, suo attrezzo abituale.
Buttava gli articoli sul primo pezzo di
carta che trovava a portata di mano. Spesso si trattava di carta da avvolgere
oppure del retro di un calendario scaduto. Mai che utilizzasse un notes o un
foglio bianco di quaderno! Scriveva persino lungo i margini di giornali invenduti.
E si trovava tanto a suo agio che difficilmente cambiava sistema. Tutto questo
più per la fretta che per amore di … risparmio.
Tante erano le cancellature, le
rettifiche, gli asterischi di richiamo per aggiunte annotate in altri spazi
dell’improvvisato mezzo cartaceo. Francamente era un’impresa per tutti (non
per lui, ovviamente) leggere
in scioltezza e in sequenza le minute dei suoi articoli. Difficoltà che
incontravo anch’io, quando mi pregava di sostituirlo nel trasmettere i “pezzi”
al giornale cui collaborava.
Per questo suo modo di scarabocchiare gli
articoli sportivi su improvvisati pezzetti di carta o bordi di giornali
invenduti, lo sfottevo spesso. Lui non se la prendeva mai a male; si limitava a
sorridere, non senza una malcelata punta di compiaciuta civetteria. Uomo alla
mano, un po’ distratto, talvolta amorevolmente burbero, amante del conversare
con tutti gli abituali o occasionali clienti che intratteneva a lungo parlando
a briglia sciolta dei più svariati argomenti.
A tal proposito ricordo un simpatico
episodio di cui sono stato testimone: mi trovavo nella rivendita per una delle
solite visite di cortesia. Non c’erano altri nel locale. Mi salutò con la
solita cordialità e mi ragguagliò in merito all’ultima edizione del motoraduno
che, a suo dire, ebbe un notevole successo per la qualificata e numerosa
partecipazione di “centauri” provenienti da ogni parte della Penisola, alcuni
addirittura dall’Estero. Tra le più importanti presenze alla riuscitissima
manifestazione motociclistica, il collega Pandolfo rimarcava con orgoglio
quella del compianto Claudio Villa.
Mentre ascoltavo il dettagliato ed
entusiastico resoconto, entrò nella rivendita un ragazzo il quale, vedendo il
tabaccaio impegnato a conversare con altra persona, cioè col sottoscritto, educatamente e in assoluto
silenzio si mise accanto al bancone in attesa di essere servito. Dopo un bel
po’, costatato che don Pepè la tirava per le lunghe, alquanto spazientito,
chiese ad alta voce: “Don
Pepè, dàtimi ’nu mazzu d’abbàttiri ’i lignu ch’a vajiu ’i prèscia…” (Don Pepè, datemi una scatola di
fiammiferi di legno perché vado di fretta). Pandolfo, colto alla sprovvista
e infastidito per la brusca interruzione, replicò con pari tonalità di voce al
ragazzo che conosceva giacché abituale acquirente di sigarette per suo padre, con queste parole: “Domè,
’un gridàri ch’a ’un sùgnu surdu” (Domenico,
non gridare perché non sono sordo). E
ritenendo che il ragazzo fosse entrato per le solite sigarette, don Pepè
aggiunse: “Cumu ’i vùa’,
ccùllu fhiltru o senza fhiltru?” (Come
le vuoi, con il filtro o senza?). à Demetrio Russo


Nessun commento:
Posta un commento