09 - ALBINO GIGLIOTTI: un campione del passato


  Sono passati tanti anni da quando sbaragliava il campo degli avversari in quello che era il suo sport preferito: la corsa campestre. E oggi, nonostante sia in età avanzata (è nato nel 1938), conserva la struttura, lo spirito di atleta (meno che le forze, ovviamente) di quando, diciottenne, si lasciava alle spalle il fior fiore dei podisti calabresi e tagliava per primo il traguardo doppiando addirittura alcuni concorrenti. La passione per questa disciplina sportiva in Albino Gigliotti - è lui il campione del passato che merita la ribalta - è nata sin da piccolo ed è maturata con gli anni quasi per necessità. In famiglia vi erano dei problemi di natura economica e il giovane Albino, studente del Liceo-Ginnasio “Francesco Fiorentino” allora allocato nell’ex Quartiere a ridosso della Chiesa di San Domenico, non poteva permettersi l’abbonamento dell’autobus. Abitava nel rione Case Nove della frazione collinare Fronti e i cinque chilometri circa di distanza tra casa e scuola li percorreva a piedi, andata e ritorno, spesso di corsa per non correre il rischio di giungere in classe in ritardo. Aveva, dunque, buoni muscoli, predisposizione alla corsa e, ovviamente, ottimo e costante allenamento alle spalle. I professori di Educazione Fisica Ezio Cerminara, Giovanni Lo Schiavo e Armando Ruffo, responsabili delle rispettive selezioni sportive degli istituti scolastici Liceo-Ginnasio, Tecnico Commerciale e Magistrale, ne valutarono subito le potenzialità atletiche.
Era ovvio che lo considerassero la punta di diamante del podismo nicastrese e nelle competizioni locali era temuto e invidiato dalla... concorrenza. Ai campionati provinciali, a quei tempi ben più considerati di oggi, Albino Gigliotti e gli altri della “rosa” in rappresentanza del Liceo-Ginnasio “Francesco Fiorentino” (Tonino Leone, Demetrio Russo, P. Gualtieri, Giovanni Benincasa, Ezio Proto) si cimentavano nella specialità corsa piana metri mille e corsa campestre sulle distanze 1.500 e 3.000 metri. In gara l’atleta di Fronti non usava tatticismi di sorta. Non temeva gli avversari né si curava del loro modo di correre. Faceva la sua corsa confidando nella forza possente delle sue gambe e nella grande voglia di vincere per sé e, soprattutto, per la squadra. Il suo contributo alla speciale classifica per Istituti in termini di punti era sempre consistente, spesso decisivo da consentire a quello di appartenenza di rimediare puntualmente ottimi e lusinghieri piazzamenti nella graduatoria a squadre. 
La carriera agonistica e la performance costantemente ad altissimo livello di Albino Gigliotti sono state "macchiate", da due episodi strani, clamorosi e per niente in linea con la regolarità e la giustizia sportiva. In uno, l’atleta nicastrese si è visto spiattellare sul muso, immeritatamente, il cartellino rosso della squalifica e defraudato della splendida vittoria. Che cosa era successo? Perché quel cartellino rosso?  Si stavano disputando le finali a Catanzaro (anno scolastico 1954-55) con una gara da svolgersi su un tortuoso e breve tracciato cittadino da percorrere per alcuni giri. Come era sua abitudine, Albino Gigliotti partì di scatto, imprimendo alla corsa un ritmo micidiale. Ben presto fece il vuoto alle sue spalle tant’è che sulla dirittura d’arrivo precedette di molto i più immediati rivali e, addirittura, dopo averne doppiati alcuni. Al traguardo, però, fu defraudato della splendida vittoria avendo un giudice di gara, nella circostanza quantomeno “disattento”, sostenuto che il campione nicastrese aveva percorso un giro in meno. Inutili sia le proteste dell’atleta sia il reclamo proposto dal responsabile della squadra, il professor Ruffo, che di tale ingiustizia non è mai riuscito a farsi una ragione. L’anno successivo, sempre in occasione delle finali di corsa campestre fissate sullo stesso tracciato di Catanzaro, il professore prese posto ai bordi del percorso accanto a quel tanto discusso giudice e contò a voce alta, uno dietro l’altro, i passaggi di Gigliotti. Il giudice di gara non poté fare altro che prendere atto, suo malgrado, dell’indiscussa superiorità dell’atleta nicastrese, sostenendo - ma senza convincere il compianto Armando Ruffo - la legittimità della squalifica adottata nell’edizione precedente dei campionati provinciali. In quella da poco conclusa il gradino più alto del podio e il titolo di campione di corsa campestre al bravissimo Albino nessun poté togliere.
Nell’altro episodio la prima medaglia gli è stata negata perché stoppato nella prorompente corsa verso il traguardo da alcuni fans del corridore di casa (la manifestazione si volgeva a Catanzaro presso l’Istituto di Agraria) i quali, semi nascosti dietro un dosso del tracciato, gli si sono parati davanti facendogli perdere del tempo prezioso, quanto bastava perché l’immediato inseguitore, appunto l’idolo catanzarese, lo superasse e tagliasse per primo il nastro d’arrivo. Per il resto l’arco sportivo del campione nicastrese è stato costellato da tantissimi successi nelle due specialità: corsa piana e corsa campestre. Di avversari capaci di stargli alle calcagna nelle varie gare neppure l’ombra. Nelle competizioni tra istituti scolastici locali il suo contraltare era rappresentato da Francesco Mazzei da Pianopoli che, studente del Magistrale sotto l’attenta guida del prof. Cerminara, riusciva a tenere alto il vessillo di quell’istituto con prestazioni di apprezzabilissimo livello; ma contro il fortissimo “rivale” non era poi tanto facile spuntarla. La carriera agonistica di Albino Gigliotti non ebbe, però, seguito: il servizio militare e la bicicletta che anni più tardi si poté finalmente permettere, distrassero Albino dal proseguire nell’attività podistica a più alti livelli. Oggi nessun rimpianto, soltanto piacevolissimi e indimenticabili ricordi. Demetrio Russo 

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari