07 - E' MEGLIO L'INFERNO O IL PARADISO ?





Il presente aneddoto avrebbe avuto – si parla di anni antecedenti alla seconda guerra mondiale – per protagonista un vecchietto che abitava in un casolare, nella periferia di un piccolo centro abitato pre-montano, alle spalle di Lamezia Terme. Qualcuno, nel riferirlo ad altri, butta appena qualche nome (verosimilmente scelto a caso), ma nessun cognome e neppure particolari utili per risalire all’ipotetico personaggio.
La mancanza di dati personali dell’… attore principale e, soprattutto, il contenuto della storiella fanno ritenere quest’ultima del tutto campata in aria, frutto di pura fantasia e partorita dalla mente geniale del solito buontempone. Non è, in effetti, pensabile che essa, pur datata in quel periodo pre-bellico caratterizzato da analfabetismo, da ignoranza, da credenze varie e da tanti pregiudizi, possa avere avuto quei contenuti e quei contorni che, specialmente oggi, sembrano più “tagliati” per una novella di tipo e di epoca boccaccesca.
Non v’è dubbio – almeno io la penso così – che siamo alla presenza di un’autentica farsa. Tra l’altro, conosco una delle fonti da cui la presunta vicenda è … sgorgata: trattasi di persona rispettabilissima sotto il profilo professionale e della dirittura morale, ma poco credibile quando egli parla di argomenti del genere. E lo fa spesso, avendo un carattere gioviale, scherzoso, facile alle battute spiritose. Intrattenendosi con amici presenta le sue “favole” con un tono di voce e un’espressione del viso, che sono propri di una persona serissima, con l’evidente scopo di conferire a esse parvenza di verità.
In tale direzione vanno alcuni particolari buttati dall’amico umorista a sostegno, appunto, della presunta veridicità dei fatti come, ad esempio, il nome attribuito al protagonista ed elementi generici riguardo a luoghi e circostanze. Ovviamente, tra coloro che hanno il piacere di accostarsi per la prima volta alla … fonte citata, potrà anche capitare che qualcuno, semplicione o credulone che sia, “beva” il tutto, presunta verità compresa.
L’aneddoto, che sto per raccontarvi – come tanti altri di quelli estrapolati dal ricco repertorio dell’amico burlone – va catalogato quasi certamente tra le “invenzioni” di sana pianta, tra quei fatti che non hanno un pur minimo fondamento di verità. Esso, da questo punto di vista, va preso ovviamente con le classiche pinze. E’ un racconto che fa a pugni con la realtà, anche con quella dei tempi in cui esso sarebbe maturato. Tuttavia, qualche motivo per prenderlo in considerazione a parer mio, c’è. E qual è? La presunta vicenda è davvero curiosa, simpaticissima, umoristicamente gradevole anche al palato dei lettori, per cui merita attenzione e un pezzetto di ... ribalta.
Andiamo al fatto. In un casolare di periferia vivono due vecchietti, marito e moglie. Lei cattolica praticante, lui uno che con la religione non ha mai spartito niente. L’uomo, Pasquale (nome scelto dalla citata “fonte”), un agricoltore incurvato dal peso degli anni, è piuttosto cocciuto, facile alle suggestioni, in parole povere un credulone, tanto da essere spesso preso bonariamente in giro da conterranei. Un giorno si ammala di broncopolmonite e le condizioni di salute vanno sempre peggiorando. L’appuntamento con la morte è ormai prossimo, è solo questione di ore. La premurosa moglie, Caterina (altro nome di fantasia), a insaputa del consorte, convoca il prete perché gli faccia ritrovare la fede e la … retta via, cristianamente parlando.
Alla vista del sacerdote, il vecchietto grida: “Ma cchi vulìti?", "Chìni v’ha chiamàtu?” (Che cosa volete?, Chi vi ha chiamato?). E, dopo una brevissima pausa per prendere fiato, aggiunge: “Jativìndi, lassàtimmi stari…” (Andate via, lasciatami stare …). Il prete cerca di calmarlo con amore cristiano e di fargli capire quanto sia importante e urgente pensare al dopo, credere nell’aldilà dove ci attende un mondo nuovo, un mondo di luce e di serenità eterna. E lo invita alla preghiera per varcare le porte del Paradiso.
“E chìni è ch’a ccì vo’ jìri ? Iju cìartu no!” (Ma chi vorrà andarci ? Io no, certamente!) ribatte quasi con stizza il moribondo. E al sacerdote che, sostenuto da santa pazienza, gli chiede le ragioni di tale contrarietà, egli confessa: “M’hanu dittu ch’a llà ti fhìssanu ’n’ aurèula alla capu ccù dùa viticìalli, e n’autri dùa ti l’hanu ’i mìntari alli spalli ppì l’alicelli. Chìni mu fha fhari…!” (Mi hanno detto che lì, in Paradiso, ti fissano un’aureola alla testa mediante due viti, e altrettante ne occorrono per attaccare alle spalle un paio di ali. Chi me lo fa fare…!).Non si conoscono i minori “svantaggi” spettanti a chi fosse destinato sull’altra sponda, cioè all’inferno, secondo le convinzioni del vecchietto, autentico personaggio di un altro mondo, quello dei ... fessi. Ci saranno tra i lettori dei creduloni, dei semplicioni, dei citrulli come il bizzarro Pasquale? Spero, anzi, sono convinto di no. La storiella, parto della fantasia di un gran mattacchione, finisce qui. Prendiamola per quello che ci offre: un pizzico di sano umorismo e basta.  Demetrio Russo

Nessun commento:

Posta un commento

Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





FIORI MISTI - Storie di guerra e altro - disponibile su Amazon














Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari