08 - LA RAGIONE E' SOLTANTO DEI " FESSI "? NO



E’ difficile trovare persona che riconosca di avere torto. Ognuno espone le sue ragioni, la propria verità e, alla fine, vien fuori che il torto l’hanno sempre gli altri; in altre parole, nessuno. La storiella, che da qualche tempo circola in città, n’è in certo senso una conferma. Si racconta che due famiglie, imparentate tra loro, da alcuni anni con la classica mosca al naso, per non dire in pessimi rapporti per questioni d’interesse, si rivolgono – separatamente e a distanza di qualche giorno - a un magistrato in pensione e loro comune parente.
Un anziano contadino (nome immaginario Pasquale), esponente di una delle due famiglie, una domenica mattina, dopo aver assistito – com’era solito fare nei giorni festivi - alla Santa Messa nella chiesetta del piccolo centro abitato nella pre-Sila catanzarese, si reca in casa del giudice, portando in dono “’na cullùra ’i sazìzzu” (della salsiccia) e mezza dozzina d’uova fresche, raccolte poco prima nel piccolo pollaio adiacente alla propria abitazione. Accolto in cucina dai padroni di casa, spiega al magistrato, presente uno dei figli, il motivo della visita. Gli espone, con dovizia di particolari, i fatti riguardanti il contenzioso con i cugini Giuseppe e Caterina, nomi anche essi immaginari.
Al termine del colloquio, il magistrato congeda il contadino con queste rassicuranti parole: “Non ti preoccupare, tu hai ragione da vendere. I nostri parenti sbagliano di grosso ad agire così nei tuoi confronti. Nel caso la lite si dovesse dirimere in Tribunale, tu l’avrai sicuramente vinta”. E Pasquale, compiaciuto e gongolante, si chiude la porta alle spalle e si dirige verso casa, ansioso di riferire ai propri familiari la favorevole … sentenza. La domenica successiva, il cugino Giuseppe, titolare di una modesta falegnameria, in seguito al suggerimento della moglie Caterina, decide di rivolgersi per un parere allo stesso giudice, suo lontano parente. Indossato l’abito festivo e afferrato nell’adiacente bottega uno sgabello ben rifinito da portare in dono (da diverso tempo lo aveva promesso alla moglie del magistrato), esce da casa e va a fargli visita.
Racconta a questi la sua verità sui fatti per i quali da qualche tempo si sono incrinati i rapporti con la famiglia del cugino Pasquale. Anche Giuseppe non lesina particolari e sfumature per rendere più sostanziosa la sua verità. Il magistrato, dopo aver prestato ascolto – apparentemente con grande interesse – alla relazione dell’ospite, lo licenzia cordialmente dicendogli: “Caro Giuseppe, la ragione è dalla tua parte, va tranquillo e non preoccuparti minimamente. Il tempo ti darà ragione”. Uscito il falegname, il figlio del magistrato che ha assistito alle conversazioni del papà con entrambi i parenti, osserva stupito:
-“Papà, sbaglio o la settimana scorsa hai dato pure ragione a Pasquale?”. E subito aggiunge:-“Com’è possibile che l'uno e l'altro siano dalla parte del giusto! Hai sempre sostenuto che in ogni lite uno ha ragione e l’altro torto... ”.Il giudice, abbozzato un mezzo sorriso a fior di labbra e data un’affettuosa pacca sulle spalle del giovane, chiude la querelle con un salomonico “Hai ragione pure tu”. Demetrio Russo



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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari