15 - IN CLASSE: UNA RISPOSTA ESILARANTE




L’alunno e i compagni della “ruga
Un maestro di scuola elementare, Francesco G., originario di un paesino del circondario, da diversi anni passato nel mondo dei più, abbastanza conosciuto in città per la bontà, la giovialità, per le grandi qualità morali e professionali, mi riferì una volta che un suo scolaro, in terza classe, gli diede una risposta tanto ingenua quanto divertente in merito a una specifica domanda riguardante la fusione nell’attuale Lamezia Terme dei Comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia. Un giorno stava spiegando alla scolaresca il “perché” e il “come” dell’unificazione di quei tre centri abitati in un’unica entità pubblica, quando, a un certo punto, notò che uno dei ragazzi dell’ultima fila, tale Francesco Rocca, figlio di contadini all’epoca domiciliati in una delle zone periferiche lametine, non seguiva la lezione, aveva la testa tra le … nuvole, era assorto in pensieri che nulla avevano da spartire con lo studio. Lo chiamò per nome e gli disse:
- “Francesco, vediamo se hai capito: dopo l’unione dei tre ex comuni, come si chiamano i Nicastresi?”.
Lo scolaro, colto alla sprovvista e disconoscendo l’argomento trattato quel giorno in classe, si trovò in una situazione di evidente difficoltà e di grande impaccio. Dopo qualche secondo, per guadagnare tempo e trovare a quell’interrogativo una risposta possibilmente in linea con le attese dell’insegnante, balbettando ripeté a se stesso la domanda:
- “Cùmu se chiàmanu e Nicastrise?”.
Si diede una risposta che, a giudicare dal movimento delle labbra, fu: “Boh... ”.
Sollecitato dal maestro, non poté indugiare oltre, per cui si vide costretto ad aprire bocca e pronunciare qualcosa che avesse un senso logico, un certo nesso con la domanda fattagli poco prima. E finì col rifugiarsi in una scappatoia che certamente non lo aiutò molto. Difatti, pronunciò una frase che legava solo per certi aspetti con quella domanda e che fece ridere di gusto l’intera scolaresca, insegnante compreso. Quale fu la sua risposta? Il ragazzo, che stava in piedi nel proprio banco, guardando con occhi smarriti prima il compagno che gli stava accanto e poi il maestro, disse con voce tremolante:
-“Prifhissù, ìju ’un lli canùsciu tutti. Vi pùazzu mintumàri ancùnu da rùga mia... ” (Io non li conosco tutti, ve ne posso citare alcuni della via, dove abito io).
                                                              * * *
Quando il preside ne sa meno di
A scuola, in una classe di terza media, in un paesino del circondario, lo studente Giovannino R., tra i più bravi, traduce in perfetto latino la frase proposta sulla lavagna dall'insegnante, ricevendone i complimenti. Bussano alla porta: è il preside (cattedra acquisita con la riforma riguardante anche le Scuole di Avviamento, in una delle quali era direttore) per la periodica visita. Il capo dell'Istituto legge quanto scritto dall'alunno e ritiene (a torto) che la traduzione contenga un errore. Cancella e col gessetto trascrive il termine ritenuto "esatto". Poi, voltate le spalle alla lavagna, si rivolge al professore per avere notizie sui programmi e sulle condizioni della scolaresca in materia di apprendimento. Giovannino, convinto delle proprie conoscenze in materia di latino e confortato anche dal precedente giudizio del professore, per nulla preoccupato delle possibili conseguenze da parte del Preside, ne cancella la ... rettifica e riscrive quel che aveva tradotto poco prima. Al momento di lasciare l'aula, il preside nota sulla lavagna il ripristino della frase e, con toni di moderato rimprovero, puntualizza: "Come? Io correggo e tu scorreggi!"
In altra circostanza, sempre in occasione della visita in una delle classi, lo stesso preside chiede all’insegnante l’argomento sul quale verte l’interrogazione dello studente, tale Francesco M., che sta accanto alla cattedra. Appreso che la lezione, spiegata il giorno prima alla scolaresca, riguarda i verbi ausiliari, chiede al giovane: "Dimmi il futuro del verbo essere". E quello: "Io sarò, tu sarai, egli sarà... " e si ferma perché non sa andare oltre. Il preside cerca di agevolarne la ripresa della coniugazione suggerendo erroneamente: "Noi sarem..., noi saremm...", tra lo stupore del professore e di buona parte della classe. A quel punto l'interrogato prende coraggio, si "aggancia" al suggerimento e prosegue: "Noi saremmo, voi sareste, essi sarebbero". Il capo dell'istituto interviene e corregge solo la terza persona plurale (le altre due, a suo parere, sarebbero giuste), puntualizzando: "No. Essi saranno", con il conseguente commento, in stretto dialetto locale e a fior di labbra, da parte dell'insegnante: "'Sta vota l'urtima l'ha 'ngagghjiàta...!" (Questa volta l'ultima l'ha azzeccata!).  Demetrio Russo 

Nessun commento:

Posta un commento

Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





FIORI MISTI - Storie di guerra e altro - disponibile su Amazon














Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari