17 - IL LUPO PERDE IL PELO, NON IL VIZIO




Così recita un antico adagio che, meglio di tanti altri dello stesso tenore, calza perfettamente al personaggio della curiosa storiella raccontatami tempo fa da un suo ex vicino di casa e che sicuramente incontrerà il gradimento dei lettori. Quale protagonista è indicato un contadino della frazione Bella, da diversi anni deceduto, noto in quella frazione per impegno nel lavoro, per moralità e rispetto, ma anche perché “strittu ’i sacca” (piuttosto tirchio), come si usa dire da quelle parti, e non solo.
Peculiarità questa, dovuta non solo all'innato senso del risparmio, che - a parer di molti - accomuna tanti abitanti del laborioso e popoloso quartiere lametino, bensì alimentata nel caso specifico anche dalla necessità di limitare allo stretto necessario le spese, tenendo ben presente la situazione economica di famiglia, tutt'altro che florida. Nell'occasione in cui tra amici si è parlato dell'argomento, qualcuno dei presenti ha citato il nome del protagonista e di alcuni suoi parenti, sia per fugare equivoci da omonimia e sia per dare sostegno all’asserita autenticità dell’aneddoto. Tuttavia, la sua delicatezza e il rischio di toccare la suscettibilità di persone coinvolte nella vicenda mi hanno esentato dal fare, come per tanti altri aneddoti, le opportune verifiche in tema di autenticità del curioso e simpatico episodio. La mancanza, quindi, di conferme e di testimonianze a prova di...verità, consiglia prudenza nel citare fatti e personaggi in essi coinvolti.
D’altra parte, in presenza di elementi non accertati, non è da escludere che la storiella - come spesso è accaduto e accade per amenità di tal genere - sia frutto della fantasiosa mente del solito umorista. Non resta, quindi, che ricorrere a nomi di comodo e portare alla ribalta solo il fatto nudo e crudo. E' questa, del resto, la cosa che sostanzialmente interessa al lettore.
Ed ecco il racconto per come riferitomi: Pasquale, un arzillo vecchietto della periferia nord dell’ex Comune di Nicastro, da qualche giorno si trova a letto per cagionevoli condizioni di salute. I familiari sono premurosi nell'assisterlo, sperando che affetti e medicine possano alleviarne le sofferenze. Anche il medico di famiglia, quasi quotidianamente fa visita al contadino di Bella, più per essergli di conforto che per verificare improbabili miglioramenti nello stato di salute. Il corpo del vecchietto sembra non reagire più. La vista non è più quella di una volta, ma gli occhi, ancora in certa misura mobili, riescono a distinguere ombre e luci. Anche la mente è abbastanza lucida e funzionante, sia pure soggetta, ogni tanto, a temporaneo appannamento.
In uno dei rari momenti di lucidità l’infermo chiede con un filo di voce alla moglie Concetta:
“Dimmi, Cuncè: ’ppì casu sunu vinùti i quatràri ?” (Dimmi Concetta, per caso sono venuti i ragazzi?), riferendosi a figli a nipoti.
“Sé” risponde con tono rassicurante la donna, che precisa: “E’ vinùtu ’Ntorìallu ’i Torinu, c’è Rusinella e sta vinìandu puru Micùzzu ch'a lassàtu 'i fhatigàri alla vigna. Simu tutti ccà dintra.” (Sì. E' venuto Antonio da Torino, è qui Rosina e sta per arrivare pure Domenico che ha appena finito di lavorare nella vigna. Siamo tutti qua dentro.)
“E lli niputìalli ?” ( E i nipotini?), chiede nuovamente l’ammalato.
E quella, sempre affettuosa e premurosa: “Pasquà, sunu sutta ch’a jòcanu. Prima stavìvi ripusàndu e 'un t’hanu putùtu salutari. Vua ch’a ti chiamu?” (Pasquale, sono sotto a giocare. Poco fa stavi riposando e non ti hanno potuto salutare. Se vuoi, te li chiamo).- “No. Vulèra sulu sapìri chini ha lassatu a luci appìzzata ’ntra cucina…!” (Non è il caso, gradirei soltanto sapere chi ha lasciato la luce accesa in cucina!), replica il moribondo con tono alquanto irritato per uno spreco che farà lievitare la prossima bolletta. Che dire? Buon per lui se, questa volta da lassù, potrà solo ... vederla e non pagarla. Demetrio Russo 


2 commenti:

  1. Proverbio azzeccatissimo. Il vizio descritto nell'episodio è quantomai diffuso e attualissimo. Bravo lo scrittore. Sono un assiduo lettore del signor Russo. GB

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    1. Ringrazio il lettore GB per il commento positivo all'articolo in questione e pure per i complimenti al sottoscritto.

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari