30 - IL MILLANTATORE E LE AMICIZIE CON IL RE



Un assiduo lettore della presente rubrica mi ha recentemente riferito che nel suo paese di origine, nel catanzarese, diversi lustri addietro viveva un ex militare della prima guerra mondiale, tale Luigi P. (un minimo di riserbo non guasta), il quale, da autentico mitomane e millantatore quale era, vantava di aver conosciuto, quando era sotto le armi, personalmente il Re e di avere mantenuto buoni rapporti con lui. Questo e altro egli lasciava credere a tanti sempliciotti del paese, approfittando del diffuso analfabetismo e del fatto che molti compaesani non avevano mai varcato i confini del piccolo centro abitato, per cui al di là della punta del loro naso non avevano visto e sentito cosa. Un anziano contadino, vicino di casa e vero "grullo" da ... bere tutte le bufale anche le più lapalissiane, ascoltava con stupore e ammirazione quanto usciva dalla bocca di Luigi, cui non difettavano certamente una buona parlantina (aveva, tra l’altro, frequentato il primo triennio di scuole elementari) e una capacità di convincimento sorprendente. Un giorno, non avendo ricevuto alcun esito riguardo alla domanda di pensionamento presentata da qualche tempo, il contadino pensò bene di rivolgersi all’amico Luigi perché intervenisse presso le sue “conoscenze” per il sollecito della pratica. L’ex militare, mostrando di prendere a cuore la richiesta dell’ospite, senza pensarci sopra un solo istante, compilò il seguente telegramma:
Re - Roma. Sbriga ’a pratica d'amicu mio...........F.to Luigi P.”-
Nei giorni successivi il postino consegnò due missive: una al contadino e l’altra all’ex militare. Nella prima si comunicava che dall’ufficio competente la pratica era stata favorevolmente esaminata (pura coincidenza con il … sollecito), per cui l’interessato ritenne doveroso correre dall’amico per complimentarsi con lui dei “reali agganci” e ringraziarlo dell’interessamento.
Luigi, sbirciando da dietro le tendine della finestra per vedere chi stava bussando alla porta, riconobbe l’amico che aveva una busta stropicciata nelle mani e che sprizzava gioia da tutti i pori. Conoscendo le ragioni della visita, gli sviluppi del tema ovviamente no, prima di aprire l’uscio mise frettolosamente in tasca l’avviso ricevuto da poco tempo dal postino e nel quale erano riportate due sole parole: “Destinatario sconosciuto”. Accolse con le abituali cerimonie il contadino per poi prestargli orecchio e conoscere nei dettagli il motivo della venuta. Appreso che la pratica era stata esaminata e trasmessa all’ufficio competente per l’erogazione, rispolverò l'innata spavalderia e commentò con enfasi:

Cumpà, quandu vònu e pònu, fànu chjiòvari e nivicàri. Si 'unn’era ppi mmìa e ’a micìzzia ccùllu Rrè, a vògghjia m’aspittàvavu ’a pinsiòni …!” (Mio caro compare, quando uno vuole e può, fa piovere e nevicare. Se non fosse stato per me e per i miei rapporti con il Re, chissà quanto avreste dovuto attendere per la pensione …!)
                                                                     * * *

 A proposito di teste coronate. Vittorio Emanuele III nel lontano 1905, nel mese di settembre, fece visita a Martirano per rendersi conto della situazione e portare conforto ai disastrati colpiti duramente dal sisma che giorni prima, precisamente l’otto, distrusse la ridente cittadina catanzarese e causò la morte di una ventina di persone. Non c’erano strade per raggiungere il posto con i mezzi meccanici a quell’epoca in uso e si dovette far ricorso ad animali da sella. Il Re, a dorso di una mula tenuta per le redini dal proprietario, un boscaiolo del luogo, s’inerpicò per gli erti viottoli, seguito da dignitari e uomini di governo. Dopo essersi trattenuto per qualche tempo sul posto, tra le macerie, e aver discusso sul da farsi con personalità e responsabili della ricostruzione, si apprestò a ripercorrere l’impervio viottolo, sempre in groppa all’animale, per la circostanza agghindato con copertina damascata sotto il basto e nastri multicolori con campanellini fissati ai finimenti.
Il mulattiere, un uomo avvezzo ai difficili percorsi montani, conosceva bene l’indole dell’animale e giustamente si permise, nel suo gergo nudo e crudo, di dare qualche consiglio a sua maestà per tema che potesse finire per terra su quel terreno pressoché impraticabile.
O Rrè, – gli suggerì brutalmente – ch’a sìmu àllu pendìnu; statt’attìantu ch’a mula è bizzarra e te jiètta. ’Un tantu ’a futtùliari, stringi ’e cosce e mantènete tisu…!” (O Re, che stiamo procedendo in discesa; fai attenzione perché il mulo è bizzarro e ti butta giù. Non stuzzicarlo più di tanto, stringi le gambe e cerca di stare ritto.)  Demetrio Russo








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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari