06 - IL "MORTO" NON E' MORTO, MA IL MEDICO...



La storia insegna che di morte apparente son piene le fosse. Difatti, sono tanti i casi di morte presunta verificatisi nel corso degli anni, specialmente nella prima metà del secolo scorso quando la medicina e le apparecchiature a disposizione erano ben lontane dai livelli attuali. Quante persone, magari ammalate e colpite da temporanea sospensione naturale delle funzioni organiche, sono state spesso dichiarate “passate a miglior vita”, mentre ore dopo si sono riprese, tornando a quella terrena, alla vita di tutti i giorni? Tantissime e dappertutto.
C’è chi ricorda che, anche dalle nostre parti, il fenomeno catalettico è stato più di una volta di casa. Si racconta addirittura di una curiosa veglia funebre, tenutasi mezzo secolo fa in un casolare di campagna, dopo qualche ora … saltata per il ritorno alla vita del “morto”. Sull’autenticità di questa storia, narrata con dovizia di particolari e di sfumature gustose, francamente non oso mettere la mano sul fuoco, benché siano in tanti coloro che ne assicurano l’autenticità. Qualcuno, addirittura, ricorda anche il cognome dello sfortunato e al tempo stesso fortunato protagonista: Butera (sul nome tante discordanze). Anche tale dettaglio non sarà pure parto della geniale fantasia del solito burlone?
Per quanto attiene al fatto, cioè alla morte presunta, la vicenda non fa una grinza in considerazione, appunto, della molteplicità di casi simili riportati dalle cronache, anche di recente. Per quanto riguarda invece il resto, vale a dire le generalità del “morto” e le circostanze del “decesso”, non saranno certamente in pochi coloro che non potranno fare a meno di storcere il muso, nel senso di nutrire forti dubbi se vere oppure no. In effetti, non è da escludere l’ipotesi che si tratti di una storiella inventata di sana pianta da chi la sapeva o la sa lunga. E se non inventato del tutto, fatta salva la morte apparente, tale racconto quantomeno sarà stato manipolato, rielaborato, reso simile a una farsa dall’umorista di turno. Tuttavia, la divertente vicenda sa tanto di tragicomico da meritare, già solo per questo, di essere raccontata senza aggiungere né togliere nulla di rilevante al racconto fatto ad amici da un anziano coltivatore diretto, a suo tempo informato da uno dei familiari del redivivo.
Questa, comunque, la curiosa storiella: una sera, nella stanza da letto di un casolare, una vecchia massaia veglia la salma del marito "deceduto" nella mattinata, per come accertato dal medico (collasso cardiaco, la diagnosi). Anche il prete della vicina parrocchia ha provveduto qualche ora più tardi a somministrare l’estrema unzione.
Che cosa sarebbe successa a distanza di poche ore? Durante la notte il “morto” si sveglia dal sonno catalettico rientrando nel mondo dei vivi. E fin qui il fatto probabilmente sarà vero, stante la divulgazione per opera dell'anziano coltivatore diretto e delle persone alle quali egli l'avrebbe riferito. Il “canovaccio” del racconto, nella sua seconda parte – quella che legittima dubbi riguardo all'attendibilità – prosegue con il “cadavere” che allunga le mani, deboli e magre, sui bordi della bara riuscendo appena a sollevarsi di quel tanto da intravedere i bianchi capelli della consorte appisolata su una sedia e con il capo reclinato sul petto. Lo sbigottito contadino, rivolgendosi alla moglie, con un filo di voce la supplica:
- “O Catirì, càcciami d’u tavùtu, ch’a 'un sugnu mùartu!” (Caterina, toglimi dalla bara perché non sono morto!).
L’anziana donna, con gli occhi socchiusi e senza rendersi ancora conto di quanto sta succedendo, di primo acchito e inconsciamente la spara davvero grossa:
- “Eccìtu tu, mò ’ndi vùa capiscìri ’cchiù du mìadicu?” (Fai silenzio tu. Può essere mai  che tu ne sappia più del dottore!).

Poi, però, preso atto della situazione, la vecchietta esulta di gioia per il ritorno dagli... inferi del miracolato coniuge.  Demetrio Russo

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Note sull'autore
DEMETRIO RUSSO - Pubblicista, Direttore di Banca in pensione
Tel. 0968.442206 - (rudeme@alice.it)
88046 LAMEZIA TERME
Corrispondente sportivo da Lamezia Terme della “Gazzetta del Sud” di Messina, dal 1958 al 1994. Ha trasmesso servizi a vari quotidiani, in occasione d’importanti manifestazioni ospitate in città e nel circondario, quali: incontri internazionali di pugilato, tornei di basket e di pallavolo, “europei” di biliardo, soste e allenamenti infrasettimanali di squadre di calcio di serie A e B, alla vigilia di rispettivi impegni di campionato. Dal 2005 sul periodico locale “Storicittà” cura una sua rubrica, dal titolo “Personaggi nostrani tra storia e umorismo”, in cui traccia un profilo biografico di quei Lametini del passato, più o meno recente, protagonisti di storielle e aneddoti curiosi. Alcuni anni addietro, su esplicita richiesta dell’imprenditore Domenico Fazzari, ha raccontato in un libro la drammatica prigionia e la tragica fine (21 aprile 1945) del fratello Giuseppe avvenute in Germania, durante la II guerra mondiale. Fatti e circostanze dei drammatici momenti, vissuti dallo sfortunato caporalmaggiore in un campo di prigionia tedesco, sono stati attinti dal diario che lo sfortunato militare ha vergato nei due anni trascorsi in quell’inferno. Altri particolari, come il tragico decesso del giovane, centrato in pieno petto da una granata, sono stati riferiti al pubblicista da un altro suo fratello, il commerciante Vincenzo.
Il drammatico racconto è riproposto nel libro "FIORI MISTI" e, a sinistra, nell'elenco "Storie e Storielle” sotto il titolo: Diario e morte di un prigioniero.
***L’autore, Demetrio Russo, è coniugato con l’ins. Francesca Diaco, dalla quale ha avuto quattro figli e da questi sei nipoti. A loro la dedica dei libri.





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Il Caporalmaggiore Giuseppe Fazzari